In sostanza, i proprietari ora si ritrovano un immobile sistemato senza aver cacciato neanche un euro. Perché gli euro spesi per i lavori di ristrutturazione del villino confiscato sono in realtà dei cittadini di Ardea. L’amministrazione quindi ha intentato una causa civile per “indebito arricchimento”, in considerazione “dell’esborso di denaro pubblico per la riqualificazione del bene oggi non più nelle disponibilità dell’Ente”.
Per ora ancora niente soldi, ma intanto ha dovuto pagare l’acconto all’avvocato, i primi 1.250 euro.
La storia
L’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla criminalità organizzata aveva assegnato l’immobile al comune di Ardea. L’amministrazione comunale, forte di tale decreto di assegnazione definitiva, nel 2021 aveva speso 77 mila euro per ristrutturarlo. Peccato che il tribunale di Velletri non aveva informato l’Agenzia che la confisca nel frattempo era stata annullata e che l’immobile era finito all’asta.
Un groviglio di leggerezze, omissioni e burocrazia che vede il Comune di Ardea parte lesa, ma soprattutto denaro pubblico che rischia di non rientrare mai più in cassa. E a rimetterci saranno i cittadini.
La confisca
Agli atti del tribunale fallimentare non risulta alcun provvedimento di confisca e di assegnazione al Comune di Ardea. O meglio: il decreto datato 2012, che assegnava la villetta all’amministrazione di Ardea, risulta essere stato revocato nel 2016 a seguito del ricorso del precedente proprietario. A quest’ultimo l’immobile era stato tolto per problemi con la giustizia.
Nessuno però ha mai comunicato tale revoca all’Agenzia nazionale per i beni confiscati, che nel 2015 aveva provveduto ad assegnare l’immobile in via definitiva al Comune di Ardea. A seguito dell’assegnazione il Comune ha ottenuto 66 mila euro dalla Regione per la ristrutturazione per farne un centro rivolto alle donne vittime di violenza. Ristrutturazione che in totale è costata 77 mila euro.
I lavori
I lavori sono stati eseguiti a maggio 2021. Nel frattempo l’immobile è stato pignorato in favore della Prisma Spv srl, società di Treviso che nel 2019 ha acquistato tutti i crediti di Unicredit, come si legge in Gazzetta Ufficiale, “derivanti da contratti di mutuo, di finanziamento e da scoperti di conto corrente concessi a persone fisiche nel periodo compreso tra il 1973 e il 2017″.
L’amministrazione si era accorta quasi per caso del problema. Il 14 gennaio 2022 a seguito di sopralluogo eseguito da personale comunale era emerso il danneggiamento e la forzatura della porta d’ingresso dello stabile. Una comunicazione scritta a penna e affissa al portone descriveva “l’esistenza di una procedura di esecuzione immobiliare pendente innanzi al tribunale di Velletri”. Eppure la villetta era del Comune.
La restituzione
Il tribunale aveva provveduto alla sospensione dell’attività di vendita dell’immobile “al fine di verificare che sia stato emesso provvedimento irrevocabile di confisca, considerando invece irrilevanti le altre statuizioni dell’attività amministrativa ai fini della procedura di esecuzione immobiliare”. Di fatto il giudice non ha tenuto in considerazione che il Comune ha speso 66 mila euro di soldi regionali per ristrutturare la villetta.
Il Comune, per far valere le proprie ragioni, ha dovuto nominare un legale per tutelare “i diritti acquisiti dall’ente come terzo acquirente in buona fede” e “ancor più necessaria e indifferibile in considerazione del fatto che i lavori di ristrutturazione del manufatto in questione risultano realizzati in virtù di ammissione a finanziamento disposto dalla Regione Lazio”.
A febbraio, il tribunale ha stabilito che l’esecuzione immobiliare era “improcedibile” e ha disposto la restituzione della villetta ai precedenti proprietari. Che ora si ritrovano una villetta ristrutturata “gratis”.
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