Salvare i laghi Albano e Nemi (ancora) si può
Passeggiata che ha avuto lo scopo di puntare il dito sul grave stato di penuria idrica che colpisce tutta l’area dei Colli Albani e, in particolare, i due bacini vulcanici.
In campo le associazioni dei Castelli Romani
A fare da mattatore dell’iniziativa Roberto Salustri che ha elencato i vari punti necessari affinché i due rinomati bacini vulcanici possano avere speranza concreta di salvezza. Erano presenti, alla passeggiata di protesta e informativa, non solo associazioni e comitati territoriali. Ma anche tanti ‘semplici’ cittadini. Oltre a politici e amministratori di Albano (tra i quali l’assessore Maurizio Sementilli), Castel Gandolfo (il sindaco, Alberto De Angelis e il delegato al lago Albano, Cristiano Bavaro) ed Ariccia.
Il Piano salva-laghi
Tornando al Piano promosso dalle associazioni, se così possiamo definirlo, il suo scopo è quello di limitare quanto più possibile l’abbassamento del livello e dell’altezza delle acque dei due laghi. Abbassamento che procede sempre più veloce e inesorabile e – non è un mistero – ormai visibile di settimana in settimana. Come visibile anche ad occhio nudo.
Il primo punto, di certo, è lo stop al cemento e all’uso di suolo. Un problema che colpisce molto da vicino non solo il comune di Albano e le due frazioni di Cecchina e Pavona, ma tutti i comuni dei Castelli Romani. Si costruisce troppo, sia per scopi civili che per scopi commerciali. E, soprattutto, si recuperano poco o nulla le strutture esistenti. Secondo Salustri serve poi una campagna di sensibilizzazione che abbia lo scopo di ridurre drasticamente i consumi idrici. Una riduzione che sia pari ad almeno il 30%.
Controllo dei pozzi
È necessario, inoltre, attivare un serio controllo dei pozzi attivi sul territorio dei Castelli Romani. Sarebbero difatti circa 165mila e non tutti regolari. Necessario poi intraprendere incentivi per cittadini e aziende che attivano processi di recupero dell’acqua piovana. Fanno parte del Piano anche interventi di realizzazione di opere di ingegneria naturalistica per raccogliere l’acqua piovana e riportarla nel sottosuolo. Invece di perdersi sulle strade e finire nelle fogne. È necessario, sempre secondo Salustri, procedere anche alla riforestazione dei due bacini, con progetti simili a quelli varati dalla Sovrintendenza a ridosso dei Ninfei.
I bacini di raccolta naturalistici
Sono stati ipotizzati poi bacini di raccolta naturalistici per la raccolta dell’acqua piovana nei contesti urbani, i cosiddetti pozzi di ricarica delle falde. Un Piano dunque, con interventi su più fronti, nel quale uno sguardo è andato anche alla gestione dell’acqua e ai necessari interventi sulle conduttore idriche per evitare dispersione.
Le parole dei proponenti
“È stato presentato – comunicano i promotori dell’iniziativa – il piano di azione in difesa dei laghi dei Castelli Romani. Archeologi, biologi, botanici, geologi hanno contribuito a fare conoscere le emergenze ambientali dei laghi nei vari aspetti. Dall’abbassamento del livello dei laghi, al degrado del villaggio delle macine alla perdita di biodiversità. La passeggiata è stata organizzata da 30 volontari che hanno curato la promozione e la logistica dell’evento.
Durante la passeggiata sono stati comunicati i risultati che, studi svolti dal 1996 in poi, lega l’abbassamento dei laghi con il sovra-sfruttamento delle falde e il consumo del suolo. Nei prossimi mesi le 50 associazioni aderenti all’Alleanza per i laghi si incontreranno per stabilire un programma di coinvolgimento della popolazione. Sono previste ulteriori escursioni sulle emergenze ambientali e seminari tecnici”.
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