Sono stati ‘spietati’ i giudici del Consiglio di Stato, secondo ed ultimo grado della Giustizia Amministrativa italiana, che hanno respinto 5 dei 7 ricorsi presentati da municipi e comitati territoriali dell’area di Roma sud contro il tristemente noto termovalorizzatore di Roma. La sentenza di 88 pagine, una lunghezza davvero atipica, è stata pubblicata ieri, venerdì 9 febbraio, nel tardo pomeriggio.
Inceneritore di Roma, (anche) il Consiglio di Stato boccia Comuni e associazioni
La sentenza unificata, che abbraccia i ricorsi di 3 municipi e varie associazioni territoriali, non lascia margini di manovra. I magistrati hanno respinto senza il minimo tentennamento le ragioni delle amministrazioni comunali e delle associazioni di zona.
Ma… ci sono ancora 4 ricorsi pendenti al Tar
Ma non tutto è perduto, ancora, per chi si oppone al progetto. Al momento, a quanto ci è dato sapere, sono difatti ancora almeno due i ricorsi pendenti al Tar del Lazio, primo grado della Giustizia Amministrativa, contro l’impianto industriale. Parliamo di quelli promossi dalle associazioni ‘Salute Ambiente Albano’, ‘Pavona per la Difesa della Salute’ di Pavona, da ‘UST- il Comitato Uniti per la Salvaguardia del Territorio’ di Ardea e da ‘Latium Vetus’ di Pomezia, oltreché da una 40ina di residenti.
I ricorsi dei municipi
Poi vi sono almeno altri due ricorsi amministrativi, pendenti sempre al Tar del Lazio, contro il bando pubblico lanciato a novembre dal sindaco di Roma Gualtieri, ricorsi presentati dai comuni di Albano, Pomezia, Ardea, Ariccia e Marino a gennaio scorso.
Le manifestazioni di piazza
Poi, certo, vi sono anche le manifestazioni di piazza: il 23 febbraio vi sarà una nuova assemblea pubblica con la presenza di sindaci, deputati, senatori e consiglieri regionali, contro l’impianto stesso, che si svolgerà nel comune di Castel Gandolfo, la residenza dei Papi. Il 24 è già in programma anche un nuovo corteo che attraverserà il centro storico del comune di Albano Laziale, comune che confina con l’impianto industriale in parola. A marzo, prima di Pasqua, è prevista anche una grande manifestazione di protesta con sindaci e cittadini davanti il terreno ‘incriminato’, a Santa Palomba.
Il forno brucia-rifiuti della discordia
Parliamo, ovviamente, dell’impianto industriale più noto come inceneritore che il sindaco Roberto Gualtieri vorrebbe realizzare sull’ultimo lembo di territorio romano in località Santa Palomba. Un mega forno brucia rifiuti da 600mila tonnellate annue (una quantità superiore alle esigenze della stessa Capitale) che il primo cittadino romano (in quota PD) pretende di costruire proprio a ridosso del comune (sempre a guida PD) di Albano Laziale, affidato alle cure del sindaco Massimiliano Borelli.
I camini del forno, in particolare, ‘sputerebbero’ fumi tossici e nocivi per i prossimi 40 anni a ridosso dei Castelli Romani. Un’area nota per le sue bellezze paesaggistiche e storico-archeologiche, per il vino, l’olio buono, la porchetta, per la villa dei Papi, per i suoi meravigliosi palazzi storici, per i laghi Albano e Nemi e per il turismo che calamita da ogni parte del mondo. La canna fumaria del mega impianto sorgerebbe anche a due passi dai due comuni di Ardea e Pomezia e finirebbe per ‘appestare’, quindi, non solo i Castelli Romani, ma anche il litorale laziale di Roma sud..
Le parole dei magistrati del Consiglio di Stato
Tornando alla sentenza dei magistrati: “Con quattro distinti ricorsi – scrivono i giudici del Consiglio di Stato – l’Associazione di Promozione Sociale Verdi Ambiente e Società – A.P.S. Onlus con la Casale Certosa Società Agricola Semplice. E il signor Alessandro Lepidini, in proprio e nella sua qualità di Presidente del Comitato non riconosciuto “No inceneritore a Santa Palomba” (primo ricorso).
Da un lato, l’Associazione Forum Ambientalista ODV con la Società Agricola Ceglia (secondo ricorso). Dall’altro, nonché i Comuni di Albano Laziale e di Ardea (terzo ricorso) e, infine, la U.S.T. – Uniti per la Salvaguardia del Territorio, con il Coordinamento delle Associazioni e Comitati di Quartiere “No Discariche No Inceneritori” (quarto ricorso), hanno impugnato dinanzi al T.a.r. per il Lazio, sede di Roma””.
Alla fine, le speranze di sindaci e cittadini si infrangono contro queste parole: “Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, Sezione Quarta – si legge nero su bianco – definitivamente pronunciando, riuniti gli appelli: rigetta i ricorsi in appello indicati in epigrafe”.
Leggi anche:
Il Piano salva-laghi dei Castelli Romani ‘sbarca’ all’Ecomuseo di Albano