Aveva già accumulato oltre 3 milioni di euro di debiti, di cui 2 soltanto con l’Erario. E il fisco stava già chiedendo il conto.
A questo punto, per frodare fisco e creditori, l’imprenditore ha pensato di trasferire tutti i beni della sua società e anche quelli suoi personali ai figli, che avevano costituito due nuove società.
Le indagini della Guardia di Finanza di Latina
Ad attirare l’attenzione dei finanzieri della Compagnia di Fondi sono stati i numerosi trasferimenti di beni immobili ed automezzi che dalla società indebitata, oramai avviata alla decozione, erano stati disposti in favore delle due nuove società di capitali appena costituite gestite dai figli.
Ci sono volute comunque complesse attività informative, di analisi, e di esame contabile per raccogliere circostanziati elementi probatori che dimostrassero come tali operazioni fossero soltanto stratagemmi strumentali fatti apposta per consentire alla società indebitata di non pagare i debiti.
Dichiara la Guardia di Finanza:
“dalle investigazioni svolte, caratterizzate anche da riscontri e attività dinamiche sul territorio
nonché dall’analisi e incroci di risultanze dalle banche-dati, è stata rilevata una gestione unitaria delle società coinvolte, ricostruendo i beni mobili e immobili trasferiti tra le stesse, quantificati in un valore di euro 1.044.000,00”.
Grazie ai risultati ottenuti dalle indagini l’Autorità giudiziaria ha quindi ordinato approfondite perquisizioni presso le società e le persone coinvolte.
I dati acquisiti hanno convinto il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina a richiedere il “sequestro preventivo finalizzato alla confisca, diretta e nella forma per “equivalente”, del denaro e dei beni fraudolentemente trasferiti.”
I finanzieri hanno così proceduto al sequestro di 12 automezzi (trattori stradali, motrici e semirimorchi), 9 immobili e circa 5 mila euro di disponibilità su conti correnti personali e societari fino a dare piena capienza all’intero importo di oltre 1 milione di euro oggetto del sequestro preventivo richiesto dal GIP.
L’Autorità Giudiziaria procederà dunque ora al giudizio nei confronti dell’imprenditore e i due figli, in concorso, per l’ipotesi di reato di cui all’articolo 11 (Sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte) del D. L.vo 74/2000.
L’A.G. giudicherà l’imprenditore anche per l’accusa di “autoriciclaggio”, di cui all’art. 648 ter 1 del codice penale, perché colpevole del reimpiego del beni e del denaro provenienti dall’attività illecita.
Naturalmente dovrà essere un tribunale poi a giudicare tutte queste accuse. Fino ad allora per gli imputati resta valida la presunzione di innocenza.
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