Riguardo tale decisione i consiglieri regionali del Partito Democratico Emanuela Droghei e Massimiliano Valeriani hanno diffuso una durissima nota:
“Chiudere maternità al Riuniti? Scelta ingiustificata”
“Questa scelta, per noi incomprensibile, non tiene conto delle esigenze della popolazione del litorale, relegando le cittadine e i cittadini di questa zona a un ruolo di serie B. Anzio, Nettuno e i comuni limitrofi contano su una popolazione che necessiterebbe di un servizio sanitario adeguato e accessibile”.
“Non possiamo accettare che le decisioni politiche siano prese senza un’adeguata considerazione delle reali esigenze del territorio e della voce dei suoi abitanti. La scelta di questa chiusura appare del tutto ingiustificata, soprattutto alla luce del parere tecnico del Comitato regionale”.
“Questo provvedimento rischia di compromettere la qualità e l’efficacia del servizio sanitario per un vasto numero di cittadini. Chiediamo alla Regione Lazio di riconsiderare questa decisione e di avviare un confronto serio e costruttivo con tutte le parti interessate”.
“È essenziale concludono gli esponenti regionali – che le scelte in materia di sanità siano orientate al bene comune e rispecchino le esigenze della popolazione”.
Perché il Piano chiude maternità di Anzio e Nettuno
Il Piano sanitario del Lazio 2024-2026 è stato adottato dalla Giunta regionale guidata da Francesco Rocca con delibera regionale n.976 del 28 dicembre 2023.
Nelle prime tre righe del Piano si delinea subito quale è il tema dominante delle quasi 80 pagina seguenti:
“In regione Lazio, negli ultimi dieci anni, la percentuale di residenti con età maggiore o uguale di 65 anni è
passata dal 20,4% (gennaio 2013) al 23,1% (gennaio 2023) [fonte ISTAT]. L’invecchiamento della popolazione ha portato ad un incremento della prevalenza di patologie croniche, molto spesso coesistenti tra loro”.
Cambiano le caratteristiche della popolazione e con esse anche i bisogni in termini di assistenza sanitaria. L’invecchiamento dell’età media dei residenti nel Lazio comporta una maggiore richiesta di alcuni tipi di assistenza come le patologie senili, la riabilitazione fino anche all’ultima assistenza, quella dell’Hospice.
E così, se da una parte il governo nazionale di centrodestra proclama la sua politica di aiuti alla famiglia e all’incremento delle nascite, dall’altra il governo regionale, sempre di centrodestra, toglie importanti risorse proprio alla maternità, chiudendo i reparti storici del Riuniti di Anzio e Nettuno.
All’origine c’è sempre una carenza di risorse economiche, ma anche alcune statistiche che già da anni hanno evidenziato come il numero dei parti che avviene al Riuniti è inferiore agli standard definiti dal Ministero della Sanità.
A questo si aggiunge la cronica carenza di pediatri specialisti, con la sopravvivenza del reparto maternità che nel passato è stata garantita anche da una convenzione con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.
In realtà si tratta di una carenza che si evidenzia a livello nazionale e quindi, unita ai ‘soliti’ motivi economici, la tendenza a livello nazionale è quella di diminuire il numero dei reparti maternità e Ostetricia, concentrandoli in strutture che accorpano più territori.
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