Quel terreno è gravato da vincoli di usi civici privati e da vincoli paesaggistici. Si trova infatti a ridosso di una zona archeologica e soprattutto di uno dei pochi pezzi rimasti ad Ardea di macchia mediterranea.
Le ragioni del ricorrente
«Il terreno è recintato, anche al fine di impedire che le pecore possano fuoriuscirne», ha sostenuto la persona che è stata citata in tribunale dal Comune. E comunque «tali terreni sono tutti recintati da tempo immemorabile» e «l’opera asseritamente abusiva era preesistente e non era stata realizzata dal ricorrente, che si era limitato a fare delle riparazioni».
E poi, in fondo, secondo il ricorrente «sono esenti dal regime del permesso di costruire le recinzioni che non configurino un’opera edilizia permanente, bensì manufatti di precaria installazione e di immediata asportazione, quale una recinzione in rete metallica, sorretta da paletti in ferro o in legno e senza muretto di sostegno».
Sette anni di cause per una recinzione
L’ordinanza con cui il Comune di Ardea ha ordinato la rimozione della recinzione sulla duna risale al 2017. In questi sette anni ci sono state numerose altre vicende giudiziarie perché naturalmente la questione è molto più complessa. Si inserisce infatti nella vicenda anche una azione di usucapione, in cui una società rivendica la proprietà di parte del terreno. Insomma nulla di nuovo per Ardea.
Sta di fatto che il Tribunale ha stabilito che quella recinzione deve sparire. «Il dirigente o il responsabile, quando accerti l’inizio o l’esecuzione di opere eseguite senza titolo su aree assoggettate, da leggi statali, regionali o da altre norme urbanistiche vigenti o adottate, a vincolo di inedificabilità, o destinate ad opere e spazi pubblici (…) provvede alla demolizione e al ripristino dello stato dei luoghi», si legge nella sentenza.
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