La Procura di Velletri non molla. Dopo essersi visto negare gli arresti prima dal gip Giuseppe Cario e poi dal Tribunale del Riesame di Roma, che ha ritenuto non vi fossero nella vicenda neppure gravi indizi, il sostituto procuratore Giuseppe Travaglini ha deciso di andare comunque avanti nell’inchiesta sul bilancio comunale di Nettuno. Per il magistrato nel documento contabile 2009 sono stati compiuti una serie di falsi, finalizzati a evitare la dichiarazione di dissesto finanziario, reati di cui si sarebbero resi responsabili il sindaco Alessio Chiavetta, il dirigente comunale Gianluca Faraone e i revisori dei conti Michele Scognamiglio, Barbara Scoppetta ed Ermanno Cicchetti. Chiuse le indagini preliminari, il sostituto Travaglini ha così inviato agli indagati i relativi avvisi, primo passo per poi chiedere il rinvio a giudizio. Per il Riesame invece non è stato commesso dagli indagati alcun reato di falso ideologico.
«La decisione di riportare nel bilancio di previsione del 2009 – si legge nell’ordinanza con cui è stato rigettato l’appello del sostituto Travaglini sulle misure cautelari – quale voce attiva le somme consistenti indicate quale corrispettivo delle alienazioni di beni immobili del Comune, non è stata assunta convincendo i consiglieri comunali che le alienazioni fossero state già formalizzate in regolari contratti di compravendita. Né è stato prospettato al consiglio comunale e di lì a poco alla Corte dei Conti un rispetto apparente delle regole di redazione del bilancio comunale. Se l’effettiva esistenza di contratti di cessione, apparentemente stipulati, fosse stata segnalata o comunicata all’attenzione del Consiglio, si sarebbe evidenziata una falsità ideologica, ovvero l’attestazione di una falsa informazione.
Al contrario, è stato fin dall’inizio precisato che nessun contratto di cessione era ancora stato stipulato ed è stato incaricato un dirigente del Comune a porre in essere tutte le procedure necessarie all’avvio delle operazioni di alienazione dei suddetti immobili». E ancora: «Le possibili irregolarità accertate dalla Corte dei Conti, essendo frutto di una valutazione tecnica e autonoma, non possono valere automaticamente quale forma di falsificazione avente rilievo penale». Di diverso avviso il sostituto Travaglini, che ha inviato gli avvisi di chiusura delle indagini senza fare alcun cenno alla richiesta a lui fatta dallo stesso Chiavetta di archiviare tutto.