Quanto e perché è importante il lavoro che svolgete? «È importante per la peculiarità delle discipline sottoposte allo studio del geologo: discipline di nicchia che solo certi corsi di laurea consentono di approfondire. Sono argomenti alla base di tutte quelle materie, sia di pianificazione territoriale sia di edificazione, che permettono uno sviluppo sostenibile del territorio e in sicurezza. Proprio l’aspetto della sicurezza ha investito episodi tristemente noti legati al dissesto idrogeologico e più in generale a tutti quei rischi che la natura ci porta ad affrontare. Compreso quello sismico, di fronte al quale ci siamo fatti trovare spesso impreparati”.
Studi affermano che il 98% dei comuni laziali presenta è a rischio di alluvione o frane. «Serve una programmazione a monte, che impedisca l’edificazione in certe zone. Invece di spendere milioni di euro per arginare corsi d’acqua, è necessario programmare e costruire con natura e non contro natura. Continuare ad innalzare argini per contenere la furia di un fiume, che oltretutto periodicamente è soggetto a piene, è un controsenso. C’è poi un’altra considerazione, che diventa quasi una denuncia e che investe le scelte del politico di turno. Per quest’ultimo finchè non cambia il meccanismo del consenso, ai fini elettorali pesa molto più fare qualcosa che sia visibile. Mi spiego. Tanti anni fa un assessore mi disse: “conviene asfaltare cento metri di strada piuttosto che fare un modello idraulico per un fiume. Perchè?” Perché cento metri di strada è merce di scambio e all’elettore gliela vendi. Il modello idraulico, che magari consente un beneficio per la collettività enormemente superiore, sotto l’aspetto elettorale invece non paga».
Ai Castelli si parla di rischio idrogeologico, le falde acquifere si prosciugano e l’edificazione non si ferma? «Ai Castelli le problematiche sono sovrapposte. A parte questo problema del depauperamento delle risorse idriche, che però consentimi di affrontare in maniera diversa rispetto a quella con cui si approccia solitamente. Se tu a un cittadino, ente o società che vuole intraprendere il percorso per ottenere l’autorizzazione all’estrazione, proponi un percorso amministrativo-burocratico pesante, tortuoso, in cui non si capisce bene chi sono gli enti coinvolti e dove non si comprende la vincolistica da rispettare, quel cittadino o quel consulente societario si ritroverà disorientato in un ginepraio di legge: è chiaro che otterrai un effetto che sarà l’opposto di quello desiderato. Dove l’effetto desiderato è avere un controllo totale degli emungimenti (mappatura completa dei prelievi) mentre il risultato opposto è il prelievo abusivo. Dai dati risulta che il rapporto tra “concesso” e “abusivo” è uno a cento: un qualcosa di spaventoso. Finché non allentiamo la morsa di questa burocrazia, non snelliamo certe procedure, l’effetto di mettere nero su bianco e in maniera trasparente la situazione dei prelievi – e parlo solo dei pozzi – non la otterremo mai».
Altre questioni geologiche che coinvolgono i Castelli? «L’emissione di anidride carbonica in alcuni Comuni, ad esempio Ciampino e Grottaferrata, nella zona sud-est di Roma all’inizio delle pendici settentrionali dei Castelli. Aggiungici il depauperamento delle falde, il problema dell’arsenico, mettici pure la questione del gas radon, ed è evidente che in certe zone le problematiche – che complessivamente chiamiamo rischi geologici ma che di volta in volta investono settori particolari della geologia – diventano fattori importanti che condizionerebbero le scelte delle istituzioni, dei legislatori e di chi è preposto a rilasciare le autorizzazioni. A volte non è cosi e quindi abbiamo interventi abusivi, situazioni fuori controllo, foto dello stato dei luoghi difformi da quelle previste o autorizzate. Questo è un grande problema».
Qualche sassolino da togliersi? «La sensibilità di istituzioni e opinione pubblica verso le problematiche geologiche è molto bassa. Siamo spesso chiamati in occasione di sopralluoghi dopo eventi sismici, dopo emissioni vulcaniche, dopo alluvioni. Dovremmo essere i “tecnici del giorno prima”, vorremmo che la nostra consulenza fosse a corredo di una programmazione strutturata a lungo termine piuttosto che rincorrere l’emergenza o la soluzione tampone. Il costo sociale di una previsione rispetto a un intervento a posteriori sarebbe 10 volte inferiore».