Come il Sindaco Giovanni Di Giorgi al tempo aveva commentato, sicuramente il premio è andato a questo piatto «per la sapienza nell’aver ben dosato i vari ingredienti che hanno colpito per il gusto e l’originalità». Ma i cittadini hanno ritenuto il tutto una forzatura. Non era premiare l’originalità lo scopo del concorso.
Sul web era scattata la rivolta. Secondo i più l’elezione del piatto tipico doveva svolgersi al contrario: prima la popolazione doveva apprezzarlo e poi le autorità nominarlo come tale. Crearlo ed imporlo è servito solo a far pesare il fatto che Latina, dopo 80 anni di vita, non ha ancora una propria identità. Neanche dal punto di vista gastronomico.
I RISTORATORI NON L’HANNO MESSO NEI LORO MENU
Come se non bastasse, il concorso si è rivelato un flop. A distanza di oltre un anno di tempo, si contano sulla punta delle dita i ristoranti della zona che hanno inserito il piatto nella Carta dei Menù. È venuto meno, dunque, anche l’intento iniziale di valorizzazione dei prodotti tipici per soddisfare il turismo di nicchia che predilige la riscoperta di luoghi, storia e cultura.
DELUSO ANCHE DI COCCO, MA PRESTO UN NUOVO CONCORSO
A riconoscere la serie di errori fatti è anche Italo Di Cocco, presidente di Fipe Confcommercio, noto ristoratore della zona e ideatore del concorso. Spiega, infatti, che tutto è iniziato con il piede sbagliato sin dall’inizio: «il concorso non è stato pubblicizzato nel migliore dei modi, c’è stata sin da subito diffidenza nei confronti dell’iniziativa e le massaie partecipanti hanno puntato tutto sul kiwi, pensando di accattivare la mia simpatia, sapendo che sono un pioniere dell’alimento». Ha vinto, dunque, un piatto lodevole ma difficile da realizzare e che – soprattutto – cittadini e ristoratori non hanno riconosciuto come proprio. «Il kiwi poteva essere l’elemento a fare la differenza, ma non doveva essere necessariamente il prodotto principe». Di Cocco, dunque, è della stessa opinione dei cittadini, ma garantisce che i suoi intenti erano positivi: suo obiettivo era quello di donare a Latina un piatto tipico proprio come Milano ha il risotto alla milanese. Qualcosa – riconosce – non ha funzionato. Ma ancora non è detta l’ultima parola. «Proprio perché non è stata data importanza ai tanti prodotti tipici della zona e i cittadini non sono stati soddisfatti della vincita, in primavera riproveremo nell’intento. Per non sminuire la vittoria dello scorso anno sarà indetto un nuovo concorso per l’elezione questa volta non di un primo, ma di un secondo piatto tipico, sperando nella vittoria di qualcosa di semplice e caratteristico da far adottare a tutti i ristoranti». Ancora convinto a tenere fuori dai giochi i ristoratori per evitare l’intrusione scontata di gelosie ed invidie, il presidente di Fipe Confcommercio questa volta punta tutto sugli allievi delle scuole alberghiere, magari «accompagnati dalla mamma o dalla nonna che incarna la tradizione e spiega come utilizzare i prodotti tipici del territorio. Latina – conclude – deve avere un piatto che la distingua».