A rendere il fatto ancora più straordinario è stata la nomina ad esarca (vescovo della microdiocesi rappresentata dal monastero niliano), da parte di Papa Francesco – da cui attraverso la Congregazione delle Chiese Orientali l’Abbazia di Grottaferrata dipende direttamente – , di monsignor Marcello Semeraro, vescovo della diocesi di Albano e già collaboratore del Pontefice argentino come segretario della consulta di cardinali per la riforma della Curia. In materia di cose religiose, insomma, si è trattato di un piccolo terremoto. «La nomina di un esarca non appartenente alle Chiese orientali – spiega proprio monsignor Semeraro – non è un fatto unico, ma senz’altro poco frequente. Questo dimostra comunque la grande attenzione che Papa Francesco ha per l’Abbazia di San Nilo». Il Santo Padre ha inoltre nominato Egumeno dell’Abbazia Territoriale di Santa Maria di Grottaferrata il reverendissimo padre abate Michel Van Parys, di fatto separando le due cariche detenute in questi anni da padre Emiliano. Riforme in vista per la ultramillenaria Abbazia? Possibile.
«Il Papa – aggiunge Semeraro – auspica un nuovo slancio sia sul piano religioso che culturale?» Fondata nel 1004 da San Nilo da Rossano, pochi anni prima dello scisma, l’Abbazia criptense di rito greco rimase sempre fedele al Papa di Roma, costituendo di fatto un vero e proprio unicum nel panorama religioso cristiano. Oggi il monastero, nel quale si trovano quasi esclusivamente monaci molto anziani, cerca la via per il terzo millennio.