Dopo le polemiche e i disagi relativi alla situazione delle farmacie comunali di Ardea – rimaste a corto di medicine per diversi mesi, a causa dei ritardi nei pagamenti predisposti dal Comune rutulo ai fornitori – da cui sono scaturiti difficoltà per i cittadini, imbarazzi per gli operatori e polemiche dall’opposizione, a gettare ulteriore benzina sul fuoco è stata la volontà di mettere in vendita le due farmacie comunali di Ardea – una a Nuova Florida, l’altra a Tor San Lorenzo – palesata a metà novembre dall’amministrazione comunale. Una decisione che ha scatenato la reazione della Cgil, contrariata e preoccupata.
«La vendita delle farmacie comunali – sostengono in una nota Giuseppe Cappucci, segretario generale della Cgil Roma Sud-Pomezia-Castelli, Rosa Carbone, segretaria generale Spi Cgil Roma Sud-Pomezia-Castelli e Ugo Gallo, della Fp Cgil Roma Sud-Pomezia-Castelli – è un errore. Il Comune di Ardea è riuscito a smantellare un servizio di pubblica utilità portando l’attività della farmacia a esaurimento delle scorte e così si priverebbe di un’attività che non costa alle casse comunali, ma che anzi in virtù degli utili potrebbe coniugare le attività di risanamento con la programmazioni di politiche sociali. Nelle farmacie di Ardea, infine, lavorano lavoratrici e lavoratori dipendenti del Comune che devono essere tutelati».
Di altro avviso il sindaco di Ardea, Luca Di Fiori, che vede nella gestione delle due farmacie costi non sostenibili dall’ente: «La proposta di vendere le farmacie comunali – sostiene il primo cittadino – nasce dalla ricerca di ottimizzazione dei costi che sta perseguendo l’amministrazione. È difficile riuscire a gestire le farmacie comunali in un regime di concorrenza con i privati che, di fatto, garantiscono gli stessi servizi. Oggi le farmacie comunali hanno un valore stimato di circa due milioni di euro, nel futuro non credo che resterà a questi livelli».