A Velletri battaglia legale sul caro estinto. L’iniziativa del Comune di trasferire nell’ossario comunale i resti mortali di quanti sono deceduti oltre mezzo secolo fa non è piaciuta ad alcuni parenti dei defunti, che hanno impugnato al Tar l’apposita ordinanza emessa dal sindaco il 5 luglio scorso. I giudici amministrativi, esaminate le ragioni delle parti, non hanno sospeso l’atto, ma hanno subito fissato un’udienza per discutere nel merito della vicenda e poi stabilire se l’ordinanza dovrà essere annullata. Il primo cittadino Fausto Servadio, l’estate scorsa, ha disposto le operazioni di estumulazione ordinaria per salme di cittadini deceduti appunto oltre cinquanta anni fa, al fine di trasferire i resti mortali nell’ossario.
Otto parenti di defunti hanno fatto ricorso al Tar del Lazio, chiedendo ai giudici di sospendere subito e poi annullare quell’atto, sostenendo che era viziato in quanto emesso come provvedimento urgente quando urgenza non c’era e che rappresentava per loro un pericolo, andando contro il “sentimento di pietà verso i defunti in conseguenza della disposta rottura delle lapidi per l’estumulazione”. Il Comune si è difeso specificando che le operazioni sarebbero state compiute soltanto nei casi in cui i parenti dei defunti si fossero mostrati d’accordo a far esumare e trasferire i resti dei loro cari.
Ritenendo che non vi fosse così un pregiudizio immediato per i ricorrenti, ma necessario stabilire quanto prima se l’ordinanza è legittima, i giudici amministrativi romani hanno negato la sospensiva del provvedimento e contestualmente fissato l’udienza di merito al prossimo 5 giugno. Il braccio di ferro tra il sindaco Servadio e otto cittadini al momento si è concluso con un sostanziale pareggio.