Otto parenti di defunti hanno fatto ricorso al Tar del Lazio, chiedendo ai giudici di sospendere subito e poi annullare quell’atto, sostenendo che era viziato in quanto emesso come provvedimento urgente quando urgenza non c’era e che rappresentava per loro un pericolo, andando contro il “sentimento di pietà verso i defunti in conseguenza della disposta rottura delle lapidi per l’estumulazione”. Il Comune si è difeso specificando che le operazioni sarebbero state compiute soltanto nei casi in cui i parenti dei defunti si fossero mostrati d’accordo a far esumare e trasferire i resti dei loro cari.
Ritenendo che non vi fosse così un pregiudizio immediato per i ricorrenti, ma necessario stabilire quanto prima se l’ordinanza è legittima, i giudici amministrativi romani hanno negato la sospensiva del provvedimento e contestualmente fissato l’udienza di merito al prossimo 5 giugno. Il braccio di ferro tra il sindaco Servadio e otto cittadini al momento si è concluso con un sostanziale pareggio.