IL SOLITO COPIONE
Il copione è sempre lo stesso. Anche questa volta hanno individuato l’ennesimo nemico di turno che si sarebbe inavvertitamente frapposto alla mirabile gestione di Acqualatina con un provvedimento che non gli garbava. Il “nemico” in questione era l’AEEG (Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas che da due anni è competente anche per i servizi idrici), con il cosiddetto fattore Theta per la determinazione delle tariffe. Quell’Autority aveva avuto la brutta pensata di porre dei limiti rigidi al sistematico aumento delle nostre tariffe. In particolare aveva disposto che le somme incassate dai gestori per effettuare gli investimenti non potevano essere sistematicamente incrementate se poi quegli investimenti non venivano effettuati. La semplice, logica, preventiva e vecchia regola di ogni rapporto commerciale: “Io pagare, ma prima vedere cammello”. Una sciagura per chi fa finanza con la nostra acqua.
COMANDA LA BANCA ESTERA
Leggete bene i seguenti passaggi che si trovano nelle conclusioni della relazione che ha accompagnato l’aggiornamento del Piano Economico Finanziario (PEF) del gestore. Un documento che chiarisce l’impatto che avrebbe avuto il provvedimento dell’AEEG e che è stato comunque approvato dalla Conferenza dei Sindaci il 19 novembre scorso (tra parentesi, nostre aggiunte per spiegare meglio il significato).
DEFAULT”ˆFINO”ˆAL”ˆ2022
L’impatto derivante dalla applicazione dei nuovi schemi tariffari sul cash flow (flusso di cassa di Acqualatina, cioè soldi in entrata) sarebbe dirompente tanto da non consentire, negli anni 2013 – 2022, neanche la possibilità di restituire il prestito contratto con l’ente finanziatore secondo il modello della finanza di progetto (il famigerato project financing) già utilizzato per la realizzazione degli investimenti. In tale contesto la Società risulterebbe per un periodo di 10 anni in una condizione di continuo default contrattuale (fallimento) che porterebbe la banca finanziatrice a richiedere il rimborso anticipato del debito in essere. Nemmeno con un sostanziale ridimensionamento del programma degli interventi previsti, la Società sarebbe in grado garantire il rispetto dei covenant finanziari e la continuità del servizio. Occorre infatti considerare che una riduzione degli investimenti, che in alcuni anni dovrebbero essere addirittura azzerati, oltre a compromettere irreparabilmente il servizio, genera un effetto vizioso, benché non direttamente proporzionale, di ulteriore riduzione della tariffa nel tempo, che eroderebbe anche i flussi di cassa disponibili, attualmente previsti nell’ultimo periodo di rimborso del debito”.
CAPPIO SUI COMUNI
Capito? Se non si mantengono i flussi di cassa programmati con la banca, che garantiscono anche i pericolosi e costosi prodotti finanziari derivati sovrastanti il debito di Acqualatina, Depfa Bank chiederà il rimborso anticipato del famoso finanziamento da 114,5 milioni di euro (la quota finanziata realmente è minore). E dove li trova la società tutti quei soldi, viste le condizioni del suo bilancio? Semplice: come succede per tutte le Società per Azioni, li chiederà ai suoi soci. E visto che il socio privato si sta defilando in nome di una ripubblicizzazione del servizio strombazzata come volontà di rispettare l’esito referendario, ecco che sta per essere confezionato un bel “pacco” che verrà pagato esclusivamente dai Comuni soci di Acqualatina, i quali così rischiano a loro volta il fallimento. Ma niente paura. Si sono mosse per tempo le potenti lobby del settore che hanno riportato sulla retta via quelli dell’AEEG. Con la deliberazione n° 459/2013/R/Idr, l’Authority ha rivisto alcuni parametri di calcolo della tariffa e confermato il fatto che tra i costi che il gestore deve affrontare ci sono anche quelli finanziari. Ora basta fare in modo che quei flussi di cassa restino dentro i confini programmati con la banca e tutto si sistema. Tanto, da una parte o dall’altra i soldi dovranno comunque essere prelevati dalle tasche degli utenti ed è molto meglio farlo con gli aumenti tariffari che con la consegna dei libri sociali in Tribunale.