La giovane mamma, di soli 31 anni, originaria del Senese ma residente a Latina, il 2 settembre 2016 si era sottoposta a un intervento di mini by-pass gastrico all’ospedale di Siena ma, a causa del distacco di una graffetta dell’operazione, subito dopo essere stata rimandata a casa, era andata incontro a un’emorragia addominale. In preda a dolori sempre più acuti, la donna si era recata per due volte al Pronto soccorso dell’ospedale di Latina, prima il 9 settembre, quando fu subito dimessa con un semplice analgesico, e poi l’indomani, il giorno del dramma. Sara, infatti, è andata incontro ad un arresto cardiaco riportando gravi danni cerebrali da cui non si è più ripresa. E’ spirata il 27 dicembre dopo una crisi polmonare nella casa di cura “Habilita” di Zigonia di Ciserano, in provincia di Bergamo, dove stava effettuando la riabilitazione neurologica, lasciando nel dolore e nella disperazione due figli piccoli, il compagno, i genitori e i fratelli.
All’indomani della tragedia, i familiari della vittima, tramite la consulente personale dott.ssa Simona Longo, per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia si sono rivolti a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro e hanno presentato un esposto ai carabinieri di Zigonia. La Procura di Bergamo ha aperto un fascicolo per omicidio colposo iscrivendo nel registro degli indagati 25 sanitari di tutte e tre le strutture coinvolte e incaricando un consulente tecnico d’ufficio di effettuare la perizia medico legale per stabilire le cause del decesso e accertare se sussistessero profili di responsabilità nel tragico evento da parte dei medici che hanno curato la paziente. E il Ctu ha confermato come, con particolare riferimento al Pronto Soccorso di Latina e al secondo accesso, l’operato dei medici sarebbe stato stato lacunoso.
“Il consulente tecnico del Pubblico Ministero, pur dando atto che la gestione sanitaria della paziente avrebbe potuto essere più serrata e tempestiva, concedendo maggior tempo per individuare il sanguinamento e per procedere al trattamento chirurgico prima che si giungesse all’arresto cardiaco, non ha potuto escludere con ragionevole certezza che, anche in caso di maggiore zelo e solerzia da parte dei sanitari, si potesse scatenare una aritmia con il successivo arresto cardiaco che diede luogo alla sofferenza encefalica, causa dell’esito letale” scrive il giudice nel suo provvedimento. E chiarisce: “Pur conscio della sovrana incertezza che regna a livello giurisprudenziale, chi scrive ritiene che debbano essere escluse le antitetiche pretese di approdare a formulazioni di giudizi di certezza e quelle di potere basare l’accertamento del nesso di condizionamento tra omissione ed evento su giudizi di mera possibilità”. Caso archiviato.
“L’amaro epilogo di tutto – – commenta Sabrina Roncucci, la sorella di Sara – è che la morte di Sara resta impunita. Certo, niente e nessuno ce l’avrebbero restituita, ma almeno ci sarebbe stata una giustizia. Ed è per questo che continueremo comunque a batterci in sede civile”.