Parole dure per definire l’operato dell’Amministrazione comunale 5Stelle. «La delibera n. 44/2018 con cui il Sindaco e la sua sparuta giunta sbandierano la soluzione del’annoso caso Lido delle Salzare, grazie alla geniale scoperta di “un” decreto del 2001 che ne consentirebbe la regolarizzazione. Si tratta in realtà della “Bibbia dell’Edilizia”, il DPR 380/2001, le cui disposizioni dovrebbero essere ben note a chi pretende di amministrare un territorio. Ma veniamo alla delibera, che sconta una serie di problemi per nulla trascurabili».
«Primo. Nessun riferimento agli usi civici gravanti sull’area. Secondo la nota sentenza del Consiglio di Stato che si è occupata della questione, la presenza di fabbricati privati è incompatibile con l’uso civico del suolo, generando un vincolo sostanzialmente equivalente a quello archeologico. Per cui, se non viene preventivamente fatto cessare l’uso civico, non si può procedere ad alcuna sanatoria.
Secondo. La sanabilità controversa delle opere. L’Amministrazione dovrebbe spiegare perché ha così clamorosamente cambiato posizione. Oggi dichiara possibile sanare gli immobili dietro pagamento di una sanzione, mentre nel 2011, dinanzi al Tar, con una relazione istruttoria depositata in giudizio, affermava esplicitamente l’insanabilità dell’opera nel suo complesso. Eppure, già nel 2011 la norma esisteva, e da ben dieci anni.
Terzo. L’assenza di un’adeguata motivazione. La norma del Testo Unico tirata in ballo dalla delibera consente la sanatoria solo quando sia impossibile il ripristino dello stato dei luoghi, ed impone che tale impossibilità sia adeguatamente motivata. La delibera non contiene alcuna motivazione circa tale impossibilità, che deve essere comunque oggettiva e reale e non può essere fatta risalire ad un semplice “vantaggio dell’Ente e dei cittadini interessati”. Applicando un simile criterio, ogni demolizione, comportando un evidente svantaggio per gli interessati, sarebbe “impossibile”. Ed inoltre, al di là delle entrate patrimoniali derivanti dalla sanzione, è difficile ravvisare un ulteriore vantaggio per l’Ente.
Quarto. Il regime proprietario incerto. Come ho già avuto modo di far presente più volte, ad Ardea vige una generale confusione in materia di proprietà, stante il mancato aggiornamento delle particelle catastali e delle registrazioni immobiliari.
Pertanto, anche sull’avvenuta o meno acquisizione degli immobili a patrimonio indisponibile del Comune non vi è chiarezza. Non vorrei mai che i cittadini dovessero pagare una sanzione per immobili non più in proprietà e, per di più, si trovassero costretti a ricomprarli dal Comune, dopo averli sanati.
Quinto. Che ne sarà della palazzina D? La delibera non si preoccupa affatto delle sorti della palazzina “ibrida”, che occupa soltanto per la sua metà l’area interessata dal vincolo di inedificabilità assoluta.
L’Amministrazione deciderà per l’abbattimento o per la sanatoria? Resto in attesa del colpo di genio che troverà una soluzione anche a questo».