Ad Ariccia alla fine del 2007 la popolazione straniera ammontava a 1.122 individui, circa il doppio rispetto a quella del 2003, mentre nel 2010 secondo l’Istat la presenza è salita a 1.571 unità. Anche Albano si è dimostrato terreno fertile per la colonizzazione, con gli stranieri residenti che ammontano oggi a 3.350. Tra i gruppi più consistenti figurano quello rumeno (1.849), seguito da albanesi, polacchi, ucraini, indiani, tunisini, moldavi, peruviani e marocchini. Curiosa invece la presenza di 46 spagnoli (stime del dicembre 2010). Da notare come nel corso del 2010 il Comune abbia accolto quasi 600 nuovi residenti stranieri, dei quali 38 per nascita, 230 da altri Comuni e 324 direttamente dall’estero. Di contro, solo 191 sono stati cancellati dall’anagrafe.
A Genzano il numero degli immigrati è raddoppiato in 5 anni: anche qui, un po’ come Ariccia, dal 2003 al 2007. Mentre nel solo 2006, si sono iscritti all’anagrafe del Comune di Genzano 177 stranieri, di cui 21 per nascita, 64 per trasferimento da altri Comuni e 91 provenienti dall’estero. Gli stranieri cancellati dai registri dell’anagrafe genzanese sono stati invece 108. Rispetto al resto dei Castelli Romani, la presenza straniera residente a Castel Gandolfo è un fenomeno abbastanza recente e di proporzioni relativamente piccole rispetto ai Comuni vicini, viste e considerate anche le ridotte dimensioni della città papale. Ricordando che Ciampino è la città più popolosa della provincia romana, al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente ammontava a 2.241 persone e la nazionalità maggiormente rappresentata, come d’altronde nel resto del comprensorio, è quella rumena con 1163 unità. Anche Marino si difende bene quanto a partecipazione forestiera visto che i cittadini stranieri sono oltre 3200, così suddivisi: 1.514, Albania 458, Ucraina 511, Polonia 95, Moldavia 86 le maggiori nazionalità.
La presenza straniera a Rocca di Papa è assolutamente viva. Sebbene il paese abbia “solo” 15 mila abitanti, 1734 di essi sono persone che non hanno cittadinanza italiana. Un numero davvero elevato, ben oltre la percentuale regionale. Segno evidente che a Rocca di Papa il costo della vita è accessibile e gli affitti delle case risultano alquanto bassi. Velletri è la città più estesa dei Castelli Romani, ma anche il Comune che accoglie più stranieri residenti: quasi 5mila unità. Davvero un boom se si analizza il dato del 1999, dove il totale dei cittadini stranieri residenti non raggiungeva nemmeno i mille individui. Al 31 dicembre 2007 la popolazione straniera residente a Grottaferrata risultava composta da circa 550 persone, per lo più di origine rumena, albanese, polacca e filippina. In questi anni, tali popolazioni sono andate crescendo progressivamente, in linea con la tendenza generale riscontrata sulla maggior parte del territorio castellano. Ricordando che a Nemi vivono appena duemila anime, questi i numeri riguardanti la presenza di cittadini stranieri in base ai dati a disposizione: 140 i forestieri, di cui 81 maschi e 59 femmine; 30 i minorenni e di questi solo 14 nati in Italia.
LA COMUNITà RUMENA: “QUI SIAMO BEN INTEGRATI”
Romulus Sinca, conosciuto ai più come Romeo, è un rumeno che vive da tanti anni a Marino, attualmente è il presidente di una associazione di rumeni di Roma e Castelli, chiamata Antica Dacia. Con lui abbiamo fatto il punto sull’integrazione degli stranieri nel comprensorio. «Posso dire, prima di tutto, che a Marino mi sento integrato bene nella vita sociale e culturale. Non è stato complicato farmi capire e conoscere. Diciamo che a Marino ci sono due tipologie di persone: quelli che sono miei amici e quelli che non mi conoscono (ride, ndr)». Quello rumeno è il popolo più presente ai Castelli Romani: secondo te perché tanti decidono di venire a vivere qui? «Ti risponderò dicendoti che quasi tutti noi pensavamo di venire qui per stare al massimo due o tre anni. Ma poi, una volta arrivati in queste splendide città, e vedere i tuoi figli che frequentano le scuole, le cose cambiano. Altro motivo, oltre all’ospitalità castellana, è che il comprensorio, nel mio caso Marino, si trova ad appena 30 minuti di treno e di auto da Roma». Tu sei presidente di una associazione di rumeni in Italia: immagino che organizziate tante iniziative per stare insieme? «L’associazione rumena “Antica Dacia” è nata due anni fa dopo le elezioni comunali del 2011 a Marino. Ricordo che all’inizio eravamo in pochissimi, appena sette persone. Quest’anno abbiamo festeggiato il 200simo iscritto: lo scorso 21 settembre non a caso abbiamo organizzato una iniziativa con l’aiuto del parroco Don Pietro, che ci ha accolto nell’oratorio della basilica di San Barnaba di Marino». Integrazione italiani-rumeni: come è la situazione ai Castelli Romani? «La stragrande maggioranza si è integrata abbastanza bene. Ho visto che i figli di famiglie rumene, ma anche di altre nazionalità, parlano nel dialetto del posto perché a scuola frequentano ragazzi dei Castelli. C’è ovviamente anche il rovescio della medaglia: purtroppo sento anche ragazzini di genitori rumeni che affermano: “io non parlo rumeno’”. E mi rammarico perché pure noi abbiamo una cultura e la lingua è uno strumento importante per tramandarla».