Ardea assurge a caso nazionale per quanto riguarda il tema dell’abusivismo edilizio. Oltra a occupare la prima pagina di un quotidiano nazionale (oggi La Stampa pubblica un reportage sul “serpentone” delle Salzare) il comune del litorale laziale è stato protagonista, suo malgrado, del report “Abbatti l’abuso” di Legambiente, pubblicato quest’anno. Mentre le cronache italiane si concentrano sulle gravi conseguenze ambientali dell’abusivismo selvaggio, il rapporto dell’associazione ricorda come ad Ardea “solo gli immobili per cui la Procura ha intimato al Comune di procedere alla demolizione in forza di una sentenza penale definitiva oggi sono 240“.
“Abbattere una casa è, ancora oggi, politicamente e socialmente impopolare, per questo la giustizia stenta ad affermarsi in questo ambito”, scrive Legambiente, ma nel caso di Ardea la questione non è solo politica. Secondo quanto il sindaco Mario Savarese ha dichiarato nell’intervista rilasciata alla Stampa, la demolizione di immobili abusivi come quelli di Lido delle Salzare è decisamente troppo onerosa per il Comune, che ha dichiarato dissesto finanziario nel 2017. «Nel 2013, per abbattere uno dei sette palazzi costruiti sui reperti archeologici, il Comune ha speso 450mila euro. Una cifra totalmente al di fuori della nostra portata».
Ardea è in buona compagnia. Dal 2004 a oggi, in Italia, risultano eseguite meno del 20% delle ordinanze di demolizione emesse: oltre l’80% degli immobili abusivi che andrebbero buttati giù sono ancora in piedi. Il Lazio si piazza addirittura sotto la media nazionale: solo 689 ordinanze eseguite su 5.604, il 12,3%. Il fenomeno, poi, si moltiplica enormemente quando si parla di Comuni costieri: se nell’entroterra la media nazionale è di 23,3 ordinanze di demolizione a Comune, in riva al mare il dato decuplica a 247,5.