Un nervo scoperto su cui la politica naviga a vista, accompagnato da un dibattito spesso circoscritto solamente agli addetti ai lavori del comparto scuola. Della serie: occhio non vede, cuore non duole. Il nodo della sicurezza e delle certificazioni degli edifici scolastici, tuttavia, avvolge i plessi da nord a sud del Belpaese. Latina compresa, dove è appena arrivata un’altra ordinanza di chiusura temporanea a causa di problemi di staticità, stavolta per una parte della scuola di Borgo Podgora. Questo mentre il consueto rapporto di Legambiente sull’edilizia scolastica relega Latina al terz’ultimo posto tra i comuni capoluogo, in un ecosistema scuola laziale che è tornato a tenere banco in Regione, nella seduta fiume tenutasi alla Pisana meno di un mese fa. Oltre che sulla valutazione ambientale, l’impatto edilizio ed i servizi, la lente d’ingrandimento è puntata soprattutto sulle certificazioni attestanti il rispetto delle norme di sicurezza, che i plessi (almeno in teoria) dovrebbero avere per accogliere gli studenti negli spazi interni ed esterni degli istituti. Andando oltre le statistiche regionali fornite dal dossier Legambiente, e dando quindi un’occhiata più approfondita all’apposita banca dati del Miur (aggiornata a settembre 2018), lo scenario tratteggiato sul capoluogo è, appunto, allarmante. Un dato balza subito all’occhio: dei 58 plessi statali del territorio comunale, borghi compresi, solamente il 34,5% possiede sia il certificato di agibilità/abitabilità che di collaudo statico. Sul piano della documentazione che certifica la conformità alla normativa antincendio, invece, soltanto tre strutture hanno un cosiddetto certificato di prevenzione incendi (Cpi), propedeutico al via libera per la segnalazione certificata di inizio attività (Scia). Ed ecco perché, dopo che i termini dell’ultima della trentennale serie di proroghe sono scaduti lo scorso 31 dicembre, lo slittamento – rispettivamente al 31 dicembre 2021 per le scuole e al 31 dicembre 2019 per gli asili – dell’orizzonte temporale per l’adeguamento alle norme e per l’ottenimento di una certificazione antincendio, previsto dal dl Semplificazioni appena convertito in legge, è stato accolto come una manna dal cielo che ha scacciato, almeno temporaneamente, lo spettro della chiusura dei plessi inadempienti. Provincia – ente proprietario delle scuole superiori – e Comune – a cui spetta invece la gestione di scuole materne, elementari e medie – si stanno nel frattempo affannando (ma neanche troppo) ad approvare progetti, lanciare manifestazioni d’interesse e formalizzare affidamenti per i lavori, con l’ente di Piazza del Popolo che ha attuato una ricognizione sui documenti da presentare per ogni plesso al fine di ottenere la certificazione da parte dei Vigili del Fuoco. Lo stesso è stato fatto – in abbinamento ad un progetto di manutenzione straordinaria da 200 mila euro – per le centrali termiche, il cui certificato di omologazione, a parte la scuola d’infanzia di Borgo San Michele e una porzione dell’istituto agrario, è inesistente per i plessi di Latina. Per una scuola su tre, invece, non è disponibile un certificato di agibilità o di abitabilità (da qualche accorpati in un unico attestato di agibilità) che ne attesti le condizioni igienico-sanitarie, la conformità degli impianti e delle costruzioni, nonché una valutazione statica idonea. Proprio quello dei certificati di collaudo statico, necessario al rilascio dell’agibilità, è un altro versante critico. L’istituto Prampolini di B.go Podgora, al centro dell’ultima ordinanza sindacale, ne era, per l’appunto, sprovvisto. Ed è in buona compagnia: il 38% delle scuole del capoluogo non sono state collaudate al termine della loro edificazione o a seguito di interventi strutturali. Alcune, infatti, sono state costruite prima del 1971, anno in cui è stata introdotta tale forma di certificazione, mentre il 25% di queste è sorto post ’71 ma non presenta ugualmente un collaudo statico. Numeri sconfortanti, che appaiono più grigi se abbinati al fatto che, in media, solamente il 40% (9 punti sotto la media nazionale) degli edifici scolastici del Lazio presenta una certificazione di idoneità statica (Cis), documento che permette una valutazione strutturale a posteriori sulla conformità degli edifici alle norme edilizie in vigore al momento della costruzione. E nel frattempo è lo stesso ministro dell’Istruzione Bussetti a minimizzare l’intera questione: “Dove non c’è un certificato non vuol dire che esiste effettivamente un problema di sicurezza”, ha scandito all’inizio dell’anno scolastico. Vero, così come è vero, però, che esiste un serio problema di conoscenza del reale stato di salute delle scuole. E a Latina questo i dirigenti lo sanno bene, da troppi anni in attesa di un serio programma di manutenzione e messa in sicurezza.
14/03/2019