Dopo una lunga battaglia venne ripristinata, ma con una stravagante penalità voluta ed applicata da Trenitalia: la “Navetta” effettuava tutte le fermate eccetto San Gennaro. In merito sorge spontanea la domanda: “Un pendolare che la mattina sale alla Stazione di San Gennaro e scende, per motivi di lavoro, alla Stazione di Cancelliera, con quale treno ritorna la sera a casa?”. Invitiamo pendolari e rappresentanti delle varie istituzioni ad adottare ogni iniziativa idonea a contrastare questi provvedimenti che, se adottati, costituirebbero un grave danno per la mobilità. Ma invitiamo soprattutto il Sindaco di Genzano Flavio Gabbarini a farsi promotore (coinvolgendo i Sindaci di Velletri, Lanuvio, Ariccia, Albano e Ciampino) al fine di evitare il depotenziamento del trasporto pubblico. L’Ue ha stabilito che, quando il treno è in ritardo, non esistono cause di forza maggiore; infatti il viaggiatore ha sempre diritto ad un rimborso parziale del biglietto. Pertanto un’impresa ferroviaria non può inserire nelle proprie condizioni di trasporto una clausola che la esoneri dall’obbligo d’indennizzo per il prezzo del biglietto in caso di ritardo causato da forza maggiore.
Tale indennizzo corrisponde minimo al 25% del prezzo del biglietto nel caso di ritardo compreso tra 60 e 119 minuti, e al 50% di tale prezzo nel caso di ritardo di 120 minuti o superiore. Inoltre con la soppressione di alcune fermate il biglietto o l’abbonamento pagato dal passeggero come corrispettivo per un servizio risulta non eseguito conformemente al contratto di trasporto. Ne consegue che possono sorgere interessanti aspetti giuridici tali da supportare eventuali azioni legali nei confronti di Trenitalia.