Il contenzioso
Il tutto nasce tre anni fa, quando il terreno di fronte il locale è franato con il consecutivo intervento di polizia locale e forze dell’ordine. “Hanno transennato tutta l’area e, eseguendo i lavori, hanno scoperto una tubatura che perdeva e aveva corroso tutto il sotto della pavimentazione. A quel punto hanno riparato la tubatura ma senza ripristinare i sanpietrini, buttando solamente sopra del catrame freddo sul quale i miei tavolini scivolavano. E, oltretutto, chiunque entrava nel bar portava con sè sotto le scarpe il catrame, con i conseguenti problemi di decoro. Dopo qualche tempo è venuta un’altra ditta a ripristinare i sanpietrini. Scavando per rifare la pavimentazione, si sono accorti che a pochi metri di distanza c’era un altro tubo rotto. Lo hanno quindi risistemato”. Fine della storia? Niente affatto, perché l’odissea del Bar Totò inizia proprio ora. “Dopo alcune settimane ho iniziato ad avere perdite sotto il frigo nel bar. Ho pensato fosse un problema del mio locale e ho chiamato l’idraulico ma, chiedendo anche l’aiuto dell’autospurgo e infilando l’idrogetto, mi si è allagato completamente il bar così come la cantina. Alla fine abbiamo scoperto, dopo una video ispezione, che nella conduttura principale di competenza del Comune si trovava un grosso mattone. Così, quando la conduttura è stata liberata, tutti i detriti che si erano formati e che mi avevano intasato la fognatura si sono riversati nel mio locale”.
L’azione legale
I gestori del Bar Totò avviano così un’azione legale nei confronti del Comune, come proprietario, e di Acea come manutentore. L’Acea passa la palla all’assicurazione, che a sua volta manda un perito per il quale la responsabilità non sarebbe dell’azienda pubblica, e chiede inoltre che la causa venga gestita come negoziazione assistita. Secondo quanto affermano i gestori del Bar Totò, l’Acea su quattro date in tribunale, non si è mai presentata nemmeno ad una. La causa viene quindi rimandata da anni mentre, nel frattempo, il tribunale continua a inviare il perito per i vari danni.“Ho sostenuto una spesa di 8mila euro circa per lo spurgo, hanno lavorato giorno e notte perchè non si riusciva a tirare fuori il mattone, ho dovuto fare l’igienizzazione del locale, ho buttato la merce, mi hanno mandato in corto circuito il negozio e ho dovuto rifare anche l’allarme, sono stato chiuso dei giorni. Per un bar è grave. È un disagio enorme”. “La cosa che fa più rabbia è proprio la latitanza di Acea. Nel momento in cui sei in contumacia, perché dobbiamo andare avanti per anni? A che serve non presentarsi? Acea ci ha chiesto inizialmente una negoziazione assistita per non intasare i tribunali. Ma se non viene quando è convocata allora sì che li intasiamo”.
La storia del Bar
Fondato a fine Ottocento dai bisnonni di Bruno Pavoncello, il Bar Totò ha interrotto le proprie attività solamente durante le leggi razziali e la revoca dell’autorizzazione. Rinato nel ’46, divenne presto punto di incontro per tutti i residenti del Ghetto. Era l’unico bar ad avere il telefono e molti si recavano qui per chiamare i parenti lontani. O perfino per chiedere di scaldare il latte per i bambini, quando nelle case non c’era il gas e il Ghetto era ancora un quartiere popolare. Oggi il Portico d’Ottavia ha cambiato pelle e di quel piccolo mondo antico è rimasto ben poco, nascosto dietro nuovi residenti mitteleuropei e ristorantini moderni. Rimane il fascino dei luoghi piccoli e veraci, come il Bar Totò.