Nonostante gli ennesimi accordi siglati nei giorni scorsi tra Italia e Francia, la partita per il ritorno all’energia nucleare è già segnata. Le centrali nucleari si faranno, dice il Governo, però l’elenco dei luoghi è segreto, ma nemmeno troppo. è una partita che si giocherà tutta nella nostra Regione (e nelle confinanti Campania e Toscana). è una partita che si sta giocando rigorosamente “a porte chiuse”; cioè senza informazione all’esterno. è una partita dove risulterebbe che ha già “vinto” il sito di Latina. Anche se ufficialmente ancora non esistono documenti pubblici (almeno in lingua italiana) sulla localizzazione dei siti per i nuovi reattori, qualcuno, a livello internazionale, sa già da tempo che la scelta ricadrà tra Latina, Garigliano (che si trova nel Comune di Sessa Aurunca) e Montalto di Castro (ultimo Comune “laziale” ai confini con la Toscana). Gli inglesi lo sanno, gli italiani no Il documento è scritto in inglese, ma è evidentissimo che la fonte è nostrana, visto che vi compaiono notizie sconosciute ai più. Si tratta dell’ultimo aggiornamento sull’evoluzione dell’energia nucleare in Italia, curata dalla World Nuclear Association (a cui fanno capo aziende ed esperti internazionali del settore), che sul proprio sito Internet (www.world-nuclear.org), ha una specifica rubrica che si chiama “The Nuclear Renaissance”: la rinascita nucleare. La frase specifica recita così (la riportiamo già tradotta): “Il governo ha introdotto (febbraio 2010, ndr) un pacchetto di leggi sul nucleare, incluse misure per la ripartenza della ricerca nucleare e il suo sviluppo, per licenziare velocemente (“dare licenza”, ndr) ai nuovi reattori nei siti degli impianti nucleari già esistenti, oltre a facilitare la licenza di nuovi siti per i reattori.
I nuovi reattori degli impianti ENEL saranno costruiti in uno o più dei tre siti licenziati (“licensed sites”): Garigliano, Latina o Montalto di Castro”. Come mai una indicazione così precisa, ma del tutto sconosciuta? Latina e Garigliano: classificati siti nucleari Il punto di osservazione per capire l’arcano, riguarda proprio quel “licensed sites”. Nel dibattito che da un paio d’anni si è avviato sul ritorno all’energia nucleare nel nostro paese, si è sempre parlato di un numero di siti potenziali molto maggiore. Invece questo documentatissimo aggiornamento ne indica solo 3. E un motivo c’è. Si trova nelle varie sviste, dimenticanze passate e nuove procedure, che hanno portato questi siti ad essere “automaticamente in pole position”. Tra questi passaggi alquanto strani, vi è stato soprattutto quello che ha dichiarato lo “stato di emergenza dei siti nucleari e per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi” del 2003. Quella dichiarazione (una ennesima “emergenza” inesistente – decretata solo nel nostro paese) ha prodotto come unico risultato l’autorizzazione alla costruzione del deposito “provvisorio” dei rifiuti radioattivi presso il sito di Borgo Sabotino. Costruzione attualmente in corso (unica in Italia) da circa un anno, a cui dovrebbe seguire la costruzione del deposito “gemello”, presso la centrale del Garigliano, anch’esso autorizzato con la stessa procedura d’emergenza, dove però i lavori devono ancora partire.
Le autorizzazioni per i depositi degli altri 2 siti nucleari (Trino e Caorso) sono ancora di là da venire. Per tale motivo Latina e Garigliano avranno ormai per sempre una destinazione d’uso “nucleare”. Da qui quel “licensed sites” della World Nuclaear Association: gli altri sono attualmente “fuori gioco”, tranne uno. Il caso di Montalto di Castro Montalto di Castro infatti rientrerebbe in gioco per una “svista”. Doveva essere la sesta centrale nucleare italiana ad entrare in funzione. La più grande centrale in assoluto. Dopo i referendum del 1987 che hanno decretato l’uscita dall’esperienza del nucleare nel nostro paese, il sito di Montalto di Castro è stato riconvertito in una centrale elettrica policombustibile, che però risulterebbe sottoutilizzata a causa dei suoi enormi costi di gestione. Per questo sembra (il condizionale è d’obbligo) che l’ENEL, proprietaria della centrale, sia intenzionata a riconvertire ulteriormente almeno una parte dell’impianto, riportandola ad una produzione da fonte nucleare. Questo, visto il fatto che il “licensed site” nucleare, non sarebbe mai stato ritirato. Dove faranno la nuova centrale nucleare? Garigliano in realtà è “fuori gioco”.
A seguito del terremoto nell’Irpinia del 1980, la zona è stata dichiarata sismica (infatti c’è il rischio che la ciminiera dell’impianto possa cadere sul vecchio reattore). Va bene un “deposito provvisorio” realizzato con criteri antisismici, ma un nuovo reattore è un altro paio di maniche. Montalto di Castro insieme alla vicina Civitavecchia rappresenta attualmente il più grande polo di produzione energetica (e del relativo inquinamento) italiano. Oltre al petrolio, al carbone e (potenzialmente) al Combustibile da Rifiuti (CDR), i residenti e gli amministratori locali accetteranno di buon grado anche l’uso dell’uranio? Difficile crederlo. Dunque, proprio Montalto di Castro, che viene data per il momento “in testa”, ha delle incompatibilità oggettive e politiche. In questo modo, per “manifesta inferiorità dell’avversario”, dovrebbe vincere la partita Latina. Città con note tradizioni ad accettare “servitù” sul proprio territorio, a causa della sua endemica propensione al servilismo. Lo scrivemmo su queste pagine de “Il Caffè” nel febbraio di due anni fa, quando nessuno immaginava neppure il problema. Lo scrivemmo augurandoci di cadere in gigantesco errore di valutazione. Invece…