Tutto a posto! I bidoni contenenti rifiuti pericolosi nel sito S zero della discarica di Borgo Montello non ci sono. E se non ci sono i bidoni, vuol dire che in quel sito non ci sono neanche i tanto temuti rifiuti tossici e nocivi.
Con un comunicato stampa intestato a “L’altra faccia della politica” (quindi non da una comunicazione ufficiale del Comune di Latina titolare dei lavori), il movimento politico fondato e presieduto dal Vicesindaco e Assessore all’Ambiente del Comune di Latina Fabrizio Cirilli, nel tardo pomeriggio del 30 agosto ci ha informato che le fantomatiche masse ferrose presenti in quella parte della discarica non sono altro che vecchi copertoni, reti metalliche e altri materiali di poco conto. Il comunicato lascia intendere che, anche se si deve ancora procedere agli scavi dell’area C, la terza zona di indagine individuata inizialmente dall’Enea e poi dall’Istituto di Vulcanologia (la più grande in assoluto delle tre sospettate), la faccenda può considerarsi conclusa. Tanto che lo stesso Vicesindaco ha convocato per il 20 settembre il cosiddetto tavolo della trasparenza per informare, a cose fatte, cittadini e associazioni del risultato delle operazioni.
Inoltre nelle interviste che si possono ascoltare su internet, lo stesso Cirilli, cioè colui che in passato aveva lanciato insistentemente l’allarme, lascia intendere che le dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone, cugino del capo del clan dei “casalesi” Francesco Schiavone (detto Sandokan), nonché padre di Maria Rosaria Schiavone, a sua volta arrestata circa due anni fa presso la sua residenza a Nettuno a circa tre chilometri di distanza dalla discarica stessa, non hanno trovato nessun riscontro dagli scavi fin qui eseguiti. Scavi predisposti proprio dall’amministrazione comunale di Latina attraverso la società Latina Ambiente, socia di maggioranza della Ecoambiente (proprietaria del sito S zero) e finanziati dalla Regione Lazio con ben 850 mila euro.
Caccia ai fusti? Un bidone
Dai nostri riscontri, però, già ampiamente documentati nelle domande pubblicate sullo scorso numero de “Il Caffè” senza ottenere risposte, le cose stanno in ben altro modo. Rifiuti tossici e nocivi in quella discarica ci sono, ufficialmente smaltiti in modo regolare, come chiarito durante una cortese e sollecita telefonata di un referente della Green Holding, proprietaria della Indeco e gestore della discarica 2B poi trasformatasi in S7, proprio davanti l’invaso S zero. Per intenderci facciamo un po’ di storia.
40 anni di ricatti e omertà?
Nel 1972, a seguito di un bando predisposto dal Comune di Latina l’anno precedente, l’impresa Cecchini Srl di Roma che poi diventerà l’attuale SORAIN Cecchini SpA del “raìs” Manlio Cerroni (dove SORAIN sta per Società Riutilizzazione Agricola e Industriale), lo stesso gruppo presente oggi in Ecoambiente, presentò l’offerta per realizzare una discarica da circa 60 tonnellate giornaliere nei suoi terreni di Borgo Montello. L’appalto le fu aggiudicato nel 1974, ma il relativo contratto non fu mai firmato. Nel frattempo il Comune stesso, non avendo alternative, cominciò a sversare i propri rifiuti proprio nell’attuale sito S zero. La società chiedeva di procedere alla stipula del contratto, ma nel frattempo il Comune diceva che c’era bisogno di nuovi adeguamenti aggiuntivi rispetto al progetto iniziale.
Ne nacque una controversia giudiziaria con la richiesta della Cecchini Srl di circa un miliardo e mezzo di lire (anno 1989) per i presunti danni subiti.
I vignaioli di Nettuno
Lì di fianco, nello stesso periodo, due cognati agricoltori residenti a Nettuno, proprietari di un vigneto a tendone, dettero vita alla società Pro.Chi. che poi avrebbe gestito l’unica discarica ufficialmente autorizzata dalla Regione Lazio su quei terreni (S zero dunque era abusiva). Oggetto di numerose proroghe di esercizio da parte dell’allora Presidente della stessa Regione Bruno Landi, proprio mentre sembrava che la discarica della Pro.Chi. dovesse essere chiusa per sempre, l’attività fu acquistata a suon di miliardi dalla Guastella Impianti di Roma. Questa società, appena un anno dopo (fine del 1990) è stata incorporata dalla società Ecomont, risultata poi fallita quando si scoprirono gli inquinamenti da percolato dei siti S1, S2 e S3, dalla cui “bonifica” è stata ricavata poi la discarica della Ecoambiente. La Ecomont, sempre a seguito delle ordinanze “emergenziali” di Bruno Landi, attraverso la Ecotecna era divenuta titolare della vasca 2B per rifiuti industriali, tossici e nocivi, poi trasformata nella discarica S7 per rifiuti urbani, nella gestione Indeco.
Coincidenze dimenticate…
Si notano nella vicenda, tra le tantissime, due coincidenze: 1) l’autorizzazione a “coprire” la discarica 2B con i rifiuti urbani è stata concessa dall’allora Commissario Straordinario all’emergenza rifiuti nella Regione Lazio nonché Presidente della stessa Regione Francesco Storace il 31 marzo 2005, cioè appena 4 giorni prima delle elezioni regionali che lo avrebbero visto perdente nei confronti di Piero Marrazzo; 2) quell’Amministratore Delegato delle varie società (Ecomont, Indeco e Ecotecna) all’inizio degli anni ’90 era Adriano Musso, cugino dei fratelli Ottavio e Giuseppe Pisante (quest’ultimo scomparso nel 2009), cioè i potentissimi “sponsor” di Acqualatina.
L’origine della vicenda, come tutte quelle che stiamo riferendo, è stata raccontata a suo tempo sulle colonne di Latina Oggi da Susetta Guerrini, scomparsa nell’agosto del 1991 per un male incurabile.
Testimonianze preziose che noi abbiamo conservato e che ora non consentono a nessuno, per così dire, di “cancellare la lavagna”. Queste verità scomode sono ben conosciute all’interno degli uffici del Comune di Latina. Basta chiedere ai diretti interessati.