PRONTA”ˆLA”ˆNUOVA”ˆSERVITù
Questi ultimi, guarda caso, potrebbero essere gli stessi terreni che nel frattempo le due società che gestiscono il sito della bomba ecologica, Indeco ed Ecoambiente, hanno acquistato per realizzarvi i due tipi di impianti suindicati: uno per preparare il materiale da bruciare e l’altro per bruciarlo, anziché reimmettere in circolazione carta, cartone, plastica, metalli e così via, generando magari introiti al Comune.
COME”ˆT’IMPACCHETTO”ˆLA”ˆVARIANTE
Tutto nasce dalla delibera n. 289 del 5 giugno scorso approvata, all’unanimità dei presenti, dalla Giunta comunale di Latina. L’oggetto della delibera, “Complesso impiantistico di smaltimento, trattamento, recupero e valorizzazione dei rifiuti”, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, dovrebbe essere quello di perimetrare l’intera area della discarica stessa per limitarne la proliferazione. Nel testo della delibera infatti si riconoscono una serie di questioni che da tempo Il Caffè ha documentato: 1) È stato il Comune di Latina, proprio con la discarica oggi denominata S zero, ad aver dato la stura alla servitù ambientale e all’inquinamento conclamato che interessa l’intera zona; 2) Sono state una serie di ordinanze regionali ad aver determinato quella servitù (alcune firmate da Bruno Landi, tra le quali la 215 del 1990 per la discarica 2B per rifiuti industriali, tossici e nocivi accanto alla S zero); 3) Queste ordinanze avrebbero determinato una “variante di fatto” (la Giunta comunale scrive proprio così) di tutti i terreni agricoli interessati (ma proprio tutti) e che ancora oggi sono classificati al Catasto con destinazione “seminativo” e “bosco ceduo”. Dunque non si tratterebbe altro che di fotografare ciò che è avvenuto nel corso degli anni, prenderne atto e approvare la relativa variante di Piano regolatore.
2 BIDONI”ˆCON”ˆUNA”ˆFAVA”ˆ
Ma la delibera 289 della Giunta Di Giorgi dice anche ben altro. Intanto precisa il fatto che la Regione Lazio nel frattempo ha approvato la realizzazione di un impianto per il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti, produzione di CDR e compost (terriccio), presentato dalla società Ecoambiente; società amministrata oggi proprio da Bruno Landi, ex Presidente della Regione, e controllata dal Comune di Latina attraverso la Latina Ambiente.
CHE DICE IL CONSIGLIO COMUNALE?
Ma tra le prescrizioni dell’autorizzazione regionale, al primo punto, c’è proprio quella del rispetto delle vigenti norme anche in materia edilizia, le quali non contemplano realizzazioni del genere in zona agricola.
ARRIVA L’INCENERITORE DELLA”ˆINDECO
Inoltre la stessa delibera della Giunta comunale specifica che pure la Indeco ha presentato presso la Regione Lazio un progetto per costruire in zona un termoinceneritore di rifiuti con recupero di energia; così la Giunta comunale ha deciso di procedere e recepire le stesse “varianti di fatto” intervenute nello strumento urbanistico, con la redazione di un grafico di perimetrazione della zona interessata da tutti gli impianti “ivi comprese le istanze in corso”; quindi anche Indeco può dormire sonni tranquilli.