SI PROVA A VELOCIZZARE, MA IN REALTÀ SI RALLENTA
Le legge sulla diffamazione, primo firmatario il Senatore Giacomo Caliendo di Forza Italia, è ferma come è ferma la legge sulla lite temeraria. I due provvedimenti infatti, inizialmente, erano contenuti in un unico Disegno di Legge, che era quello di Caliendo, ma in Commissione Giustizia il senatore Primo di Nicola, pentastellato di professione giornalista, decise di scorporarlo per rendere più veloce e più spedita la sua approvazione, con l’accordo però che i due disegni di legge viaggiassero su binari paralleli. Il senatore Caliendo, che abbiamo raggiunto telefonicamente, ci dice che “non è stata una grandissima idea quella di scorporare le due misure, perché era naturale che non ci potesse essere un disegno solo per la lite temeraria riservato ai giornalisti, visto che il Codice Penale già la prevede”. Caliendo, che ha una lunga esperienza come magistrato ha spiegato come “pensare di fare una legge sulla lite temeraria riservata ai giornalisti possa essere mal interpretata come una difesa corporativa ed è il motivo per cui ci sono stati tutti questi problemi con la sua approvazione”.
L’INTERVISTA AL SENATORE CALIENDO (FI)
Giacomo Caliendo, politico e magistrato di lungo corso, è il promotore di una nuova legge sulla diffamazione a mezzo stampa. Il Caffè di Roma lo ha intervistato.
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Senatore Caliendo, che si fa ora, lei auspica un riaccorpamento dei due disegni di legge?
“Sarebbe opportuno rimetterli in un unico disegno, anche perché ci siamo comunque detti di farli viaggiare in parallelo, allora che senso ha dividerli? In Commissione sono stati votati lo stesso giorno.”
Quindi secondo lei la lite temeraria come è stata pensata non ha molto senso?
“Ma secondo me si rischia l’effetto contrario, sembra un modo per dissuadere a fare causa a un giornalista”.
E le cause milionarie, o le sole minacce di cause, che il potente di turno porta avanti non sono un modo per mettere a tacere un giornalista o impaurirlo?
“Guardi, io in 50 anni di carriera ho visto solo una causa finita con un risarcimento di 80 milioni di lire, parecchi anni fa E d’altronde, nella certezza del diritto, bisogna anche valutare la prevedibilità della pena: le richieste con quelle cifre non saranno mai prese in considerazione da un giudice”
Però ammette che per un giornalista lavorare con una causa aperta per 100 mila euro può dare fastidio?
“La vera rivoluzione del mio disegno di legge infatti si chiama rettifica. La norma prevede che se un giornalista ha sbagliato pubblica la rettifica, in bella vista, senza alcun commento, e basta. Non bisogna né passare dal giudice né fare causa. Finisce lì. Se il giornalista ha seguito le regole e si è comportato bene non ha nulla da temere, se invece ha sbagliato c’è la possibilità di rimediare velocemente con una semplice rettifica e basta”.
Per questo voleva che ci fosse un’unica legge, in modo che con la rettifica si risolvesse tutto?
“Ma certo, che senso ha chiedere il 50% o il 25% della cifra per cui qualcuno fa causa, allora il poveraccio che è stato davvero diffamato non inizierà mai un’azione penale”.
Ma quindi ora che si fa con questi due disegni di legge?
“Ma io non sono affezionato al mio disegno di legge, guardo alla sostanza, quindi l’importante è che ora vengano calendarizzati e votati, poi vedremo di fare qualche emendamento”.
Può dirci qualcosa sui tempi?
“Guardi, la Commissione ha votato, quindi ora devono essere solo calendarizzati, possono essere due settimane come due mesi, in questo periodo purtroppo viviamo di emergenze”