AGGIORNAMENTO – I carabinieri di Aprilia hanno individuato i componenti della banda che nell’estate del 2020 aveva messo a segno una rapina efferata all’Oasi Golf Club di Campo di Carne, dove i proprietari furono sequestrati e minacciati.
I membri della banda sono stati arrestati a Vetralla, Montefiascone (entrambi in provincia di Viterbo), Bologna, Acilia e Fiumicino. L’operazione è a cura dei Carabinieri della Sezione Operativa del NORM del Reparto Territoriale di Aprilia, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 6 persone – tre in carcere e tre ai domiciliari – ritenute responsabili, a diverso titolo, dei reati di rapina in abitazione in concorso, sequestro di persona aggravato e danneggiamento seguito da incendio.
L’indagine, convenzionalmente denominata “Oasi”, ha consentito la “disarticolazione di un sodalizio criminale specializzato nella consumazione di rapine in villa, la cui efferatezza aveva terrorizzato, in particolar modo, i proprietari del club, una facoltosa coppia di immobiliaristi romani, rappresentando un potenziale pericolo anche per i residenti della zona”, fanno sapere i carabinieri.
LA RAPINA DELL’11 LUGLIO 2020 A CAMPO DI CARNE
Le indagini sono partite dall’efferata rapina con conseguente sequestro di persona commessa l’11 luglio 2020 ad Aprilia, in zona Campo di Carne, a una coppia di coniugi titolari di attività imprenditoriali immobiliari in provincia di Latina e Roma, tra cui l’ex Oasi Golf Club.
Marito e moglie erano stati sorpresi in casa da cinque individui travisati, che, dopo aver legato con alcune fascette i coniugi e un custode cingalese avevano rubato denaro, preziosi e una pistola Glock legalmente detenuta dal proprietario di casa.
La dinamica della rapina si era sviluppata in due fasi: mentre due dei cinque rapinatori si trattenevano presso la tenuta a sorvegliare le vittime, altri tre, con l’autovettura rapinata alla coppia, poi data alle fiamme, si erano portati presso l’abitazione romana delle vittime, in via Basento, dove avevano rubato dall’interno di una cassaforte gioielli del valore complessivo di circa 20.000 euro, un orologio del valore di circa 1.500 euro e denaro contante per circa 6.000 euro.
LA SVOLTA DALLA VIDEOSORVEGLIANZA
Il dispositivo di video sorveglianza installato all’interno dell’abitazione (con registrazione video e audio) aveva permesso di accertare come i rapinatori rimasti presso la villa e quelli andati a Roma avessero avuto contatti telefonici proprio durante le fasi della rapina.
Sulla base di questo primo elemento investigativo, i carabinieri hanno avviato una minuziosa indagine grazie alla quale sono state estrapolate alcune utenze telefoniche verosimilmente utilizzate dai rapinatori e soprattutto erano emersi i contatti fra quelle utenze e il guardiano cingalese, oltre a contatti con un connazionale residente nella zona di Acilia.
IL RUOLO DEL CUSTODE E LE SUE FREQUENTAZIONI
Lo sviluppo della manovra investigativa ha permesso, attraverso una attività di analisi dei flussi di comunicazione, di individuare un gruppo di malviventi gravitanti nell’alto Lazio, in particolare nel viterbese.
La ricostruzione delle dinamiche di relazione tra le utenze emerse, ha fatto comprendere come il custode (che è stato accertato frequentare pregiudicati apriliani, nonché fare uso di stupefacenti) avrebbe svolto il ruolo di basista, mentre la rapina sarebbe stata materialmente perpetrata da una batteria di rapinatori con l’ausilio di un altro cingalese residente nella zona di Acilia.
LA BANDA
La collaborazione con i militari del Nucleo Investigativo di Viterbo e la visione dei sistemi di video sorveglianza del luogo dove era stata consumata la rapina hanno permesso di identificare inizialmente E.R., pregiudicato noto alle forze di polizia viterbesi e successivamente i rimanenti complici in E.A., D.C.A. , B.R. e D.C. tutti di etnia Rom legati fra loro da legati da vincoli di parentela.
Grazie a questi riscontri investigativi si iniziava una attività tecnica che si avvaleva anche della collaborazione del Raggruppamento Investigazioni Scientifiche di Roma, Sezione di Fonica, Audiovideo e Informatica per comparare le voci acquisite dai sistemi di video registrazione con quelle reali, le cui immagini sono state nitidamente esaltate per ottenere una comparazione univoca con gli indagati.
IL SUICIDIO DURANTE LA PERQUISIZIONE
Nel corso dell’indagine, il 9 marzo 2021, durante una perquisizione delegata dalla Procura di Latina presso il Golf Club della famiglia rapinata a carico del custode cingalese, erano state rinvenute armi e droga, ed erano emersi gravi indizi di colpevolezza in ordine al suo ruolo di basista, benchè avesse simulato di essere parte offesa della rapina. L’uomo si era a quel punto barricato dentro una stanza e si era suicidato sparandosi un colpo di arma da fuoco alla tempia. Fu evidente che il gesto del predetto era dovuto all’onta di essere riconosciuto come uno dei colpevoli a fronte della fiducia che gli era stata concessa dalla famiglia rapinata.