Per la morte di Massimo Bigonzi, l’operaio morto folgorato nel 2012 mentre sostituiva una lampada alla Plasmon di Latina, ieri mattina sono state rinviate a giudizio sei persone, che dovranno rispondere (questa la tesi dell’accusa) di aver omesso i controlli o l’adeguata manutenzione dell’impianto elettrico, determinando così una serie di eventi che avrebbero condotto alla morte del 33enne. Lo riporta questa mattina Il Giornale di Latina. A processo sono finiti l’allora amministratore delegato della società Heinz Italia, che gestisce lo stabilimento Plasmon; il datore di lavoro delegato per gli stabilimenti di Latina; il direttore dello stabilimento Heinz Italia; il responsabile della manutenzione e il “verificatore” dell’impianto di messa a terra dello stabilimento di Latina.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nel pomeriggio del 26 ottobre 2012 Bigonzi si sarebbe recato nella cabina motori a cambiare una lampada al neon, senza però avere con sé gli idonei dispositivi di protezione e in assenza di procedure di intervento concordate, tra l’altro non avrebbe avuto con sé un idoneo presidio di illuminazione sussidiaria. Tesi tutte da dimostrare nel processo che inizierà il prossimo 9 novembre.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nel pomeriggio del 26 ottobre 2012 Bigonzi si sarebbe recato nella cabina motori a cambiare una lampada al neon, senza però avere con sé gli idonei dispositivi di protezione e in assenza di procedure di intervento concordate, tra l’altro non avrebbe avuto con sé un idoneo presidio di illuminazione sussidiaria. Tesi tutte da dimostrare nel processo che inizierà il prossimo 9 novembre.
10/02/2016