Almeno dal 2004 al 2011 presso il Tribunale di Latina in una cinquantina di cause Acqualatina è stata condannata a restituire il surplus indebito, cioè le somme in eccesso illegittimamente fatturate ed incassate. A riconoscere in modo scientifico e super partes la gonfiatura delle bollette sono anche diversi esperti chiamati dai giudici a ricomporre ed esplicitare il complicato puzzle del calcolo delle tariffe. Ben otto consulenti tecnici d’ufficio, come si chiamano in gergo giudiziario questi periti, nominati dai giudici in oltre 150 cause, sono giunti alla stessa conclusione: quelle tariffe superano il limite consentito dalla legge.
RINCARI FUORILEGGE DEL 40%
«Il rincaro illegittimo è mediamente di circa il 40%, dal 2004 al 2011», spiega Alberto De Monaco del Comitato Acqua Pubblica, che in tutti questi anni non ha mai smesso di scavare nella gestione idrica, tra inquietanti e spesso indecenti retroscena. Tra la montagna di magagne scoperte, c’è anche questa. I rincari fuorilegge arrivano anche a circa il doppio di quanto per legge si poteva stabilire, la cosiddetta tariffa massima applicabile. A puntare nuovamente il dito sulle tariffe “palloncino” di Acqualatina e dei suoi Sindaci è anche il Comitato Acqua Bugia di Latina, che ha ultimamente aggiornato il suo dossier sulle tariffe idriche che presentò nel 2012. «In base ai nuovi dati disponibili – dice il presidente di Acqua Bugia, Massimo De Simone – la tariffa media reale ci risulta gonfiata mediamente di oltre il 40%, nel periodo 2003 – 2014. Complessivamente il surplus illegittimo caricato sulle bollette, sempre dal 2003 al 2014, ammonta a 219 milioni e 675mila euro».
MURO DI GOMMA
Non è stato facile scoprire e arrivare a dimostrare il metodo tariffario “pneumatico” dei gonfia-bollette. Anni di impegno, anche contro chi per compito istituzionale doveva garantire controlli, legalità e trasparenza.
«Ci abbiamo messo molto lavoro e tempo per trovare la documentazione, ma siamo riusciti a ricostruire la vicenda e la tariffa congegnata in modo criptico… tante volte l’Autorità d’ambito e la Segreteria tecnico operativa presso la Provincia, guidata dall’allora Presidente Cusani, non ci davano i documenti. Abbiamo sudato davvero tanto», racconta De Monaco, soddisfatto per aver squarciato, anche stavolta, il muro di gomma che si opponeva alla legittima voglia di trasparenza, di moralità e legalità di migliaia di cittadini. Queste cause giudiziarie hanno tracciato un orientamento ben preciso tra i giudici ed aperto una strada a tutti gli utenti. Chi vuole contestare le fatture-palloncino di Acqualatina, non prescritte ovviamente, può avvalersi delle perizie dei consulenti tecnici d’ufficio che hanno già riconosciuto gli indebiti rincari.
PERIZIE UTILI A TUTTI
«Altre 400 cause sono in corso di decisione», afferma De Monaco. Gli indebiti rincari vanno avanti da 13 anni sotto gli occhi degli amministratori dei 38 Comuni soci di Acqualatina. «Solo due amministrazioni comunali, Aprilia e Bassiano, hanno sostenuto i cittadini che hanno cercato e continuano a cercare verità e legalità sulle tariffe – sottolinea De Monaco -. Questi due Comuni hanno impugnato le tariffe stesse davanti al Tribunale amministrativo regionale, mentre gli utenti le contestavano nei singoli giudizi civili». E ancora continuano a dire che chi non rispetta la legge è Aprilia, solo perché non ha mai siglato il contratto con il gestore. E si continua a marchiare la città come “morosa”. Con quale coraggio?!
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Ecco chi approvò quelle tariffe
Il sistema tariffario “pneumatico” delle tariffe di Acqualatina Spa è stato approvato dalla Conferenza dei Sindaci, l’organo che dovrebbe portare gli interessi dei cittadini e dei Comuni quali soci di maggioranza della Spa idrica. In tre distinte sedute e votazioni – il 16 aprile 2004, il 14 luglio 2006 e l’11 novembre 2011, le tariffe idriche sono passate sotto il naso degli amministratori locali. Ecco, per ciascun Comune, chi le ha approvate in Conferenza dei Sindaci. Latina con l’on. Vincenzo Bianchi vicesindaco delegato dall’allora sindaco Vincenzo Zaccheo (“difende la proposta tariffaria”, dice il verbale della seduta), poi l’assessore Stefano Galetto e quindi il vicesindaco di Di Giorgi, Fabrizio Cirilli. Aprilia con Pompeo Paolo Verzili sindaco facente funzioni. Anzio e Nettuno votarono “sì” nel 2004 con i rispettivi dirigenti comunali, dottor Franco Pusceddu, delegato del sindaco Candido De Angelis, e ing. Benedetto Sajeva delegato dal sindaco Vittorio Marzoli e poi con il sindaco Alessio Chiavettta a novembre 2011. Cisterna approvò nel 2006 con il vicesindaco Gildo Di Candilo delegato dal sindaco Mauro Carturan. Dai Lepini approvarono: Priverno in due sedute con l’assessore Vivenzio Di Legge delegato del sindaco Umberto Macci, Sezze con il vicesindaco Giuseppe Ciarlo delegato del sindaco Lidano Zarra, Norma con il sindaco Mario Cassoni e Rocca Massima nel 2004 con il vicesindaco Angelo Tomei delegato del sindaco Marcello Del Ferraro e nel 2006 con il consigliere Filiberto Lucarelli mandato dal sindaco Tomei. Da Sabaudia l’ass. Enrico Gambacurta inviato dal sindaco Salvatore Schintu e Terracina alzò la mano con l’ass. Giovanni Masci delegato dal sindaco Stefano Nardi. Questi i nomi delle persone che votarono per i Comuni dell’area in cui viene distribuito il Caffè. A novembre 2011 con 17 mani alzate e nessun voto contrario gli amministratori locali approvarono un’ulteriore delibera sulle tariffe. Tre si astennero (Tommaso Conti di Cori, Giuseppe De Santis sindaco di Itri e Vincenzo Greco commissario prefettizio di Minturno). A quella seduta erano presenti anche i sindaci di Cisterna, Antonello Merolla, di Sabaudia Maurizio Lucci, di Sermoneta, Giuseppina Giovannoli, di Terracina, Nicola Procaccini. Il verbale non specifica se anche loro hanno votato a favore. L’allora sindaco di Aprilia, Domenico D’Alessio, abbandonò l’aula. Tra i consulenti nominati dai giudici e che hanno accertato la gonifatura delle tariffe di Acqualatina votate dai sindaci e dai loro delegati ce n’è uno che attualmente riveste la carica di Presidente di un Consiglio comunale della zona. Potrebbe ben spiegare ai colleghi amministratori quel che hanno combinato.