Il problema è sempre lo stesso ed è quello dell’abuso dello strumento dell’ordinanza da parte delle pubbliche amministrazioni. Tali provvedimenti possono essere impiegati in situazioni eccezionali, per far fronte a rischi imminenti per la sicurezza pubblica, ed hanno carattere temporaneo. Per dettare regole su un determinato settore della vita cittadina, gli amministratori devono poi attivare gli strumenti ordinari. Andare avanti a colpi di ordinanze, facendo diventare l’eccezione la regola, è un abuso. Proprio quello che è accaduto a Marino con il sexy shop. Il 20 maggio 2013, il vice sindaco aveva emesso un ordinanza, che vietava attività del genere, anche semplici distributori automatici di merce, a meno di mille metri dai luoghi cosiddetti sensibili, come scuole e chiese, per garantire “decoro e sicurezza urbana”. Sulla scorta di quel provvedimento, a dicembre era stata comunicata alla AVM l’interdizione dell’attività commerciale. La società ha fatto ricorso e il Tar del Lazio lo ha accolto, annullando provvedimento dirigenziale e ordinanza. Come già accaduto in Lombardia, sempre per quanto riguarda un sexy shop, i giudici hanno infatti specificato che un’ordinanza come quella emessa a Marino “esorbita dai limiti contenibili e urgenti ed esercita nella sostanza un potere regolamentare non consentito” da tali strumento. Via libera dunque al sexy shop e Comune condannato anche a pagare mille euro di spese alla società ricorrente.
Comune obbligato a risarcire
Via libera al sexy shop a Marino. Il Tar del Lazio accoglie il ricorso
Via libera al sexy shop a Marino. Il Tar del Lazio ha annullato il provvedimento con cui, il 3 dicembre scorso, il Comune aveva vietato alla società AVM di andare avanti con l’attività aperta in via Nettunense vecchia.
13/04/2015
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