Pare che la nuova ispezione della Guardia di Finanza presso gli uffici di Acqualatina debba durare un bel po’ di tempo. In effetti di fatti e di carte da appurare ce ne sono una montagna, come da tempo vanno denunciando i Comitati per l’acqua pubblica e i Comuni “ribelli” (Aprlia e Bassiano in testa). Soprattutto in vista delle evoluzioni societarie che dovrebbero riportare, quando e come non si sa, alla ripubblicizzazione del servizio idrico nell’ATO 4. Cioè riportare l’intera proprietà della Spa nelle mani dei Comuni. Argomento che fu proposto improvvisamente con la delibera approvata con la solita maggioranza nella Conferenza dei Sindaci del 30 settembre scorso.
CUSANI L’ESPLORATORE
Fu detto e scritto che era per aderire all’esito dei referendum del 12 e 13 giugno 2011 e per rispettare le sentenze della Corte Costituzionale sulla materia. Una delibera che ha dato mandato all’allora Presidente della Provincia Armando Cusani per “esplorare” la possibilità che il socio privato vendesse le sue azioni di Acqualatina. Azioni che, aggiungiamo noi, nel frattempo sono state vincolate dal pegno a favore della Depfa Bank per ottenere il famoso prestito da 114,5 milioni di euro e che per questo semplice motivo non possono essere cedute senza l’autorizzazione della banca stessa.
Di quella “esplorazione” non si è saputo più nulla, ma è rimasta forte l’impressione nell’opinione pubblica che si trattasse di un maldestro tentativo di accollare ai Comuni soci di Acqualatina gli ingenti debiti accumulati dalla società.
PRIVATI IN FUGA
Ora, con le Fiamme Gialle in giro per le stanze della sede e con l’ormai prossimo commissariamento della Provincia stessa, le cose si stanno complicando ulteriormente. Ma da tempo a noi è ormai chiaro che Veolia ha tutta l’intenzione di mollare la società che gestisce il servizio idrico nell’ATO 4. Lo abbiamo anche scritto e documentato. Basta leggere le carte.
LA RESA DEI CONTI
In realtà è da un paio d’anni esatti che dentro Idrolatina Srl, la società che raggruppa i soci privati di Acqualatina, si è arrivati alla resa dei conti. Il 12 maggio 2012 infatti sono uscite dalla compagine sociale la Afin SpA della famiglia Fabiani (subentrata a suo tempo alla Italcogim – che comunque è una loro controllata), ma soprattutto ha sbattuto la porta e se ne è andata la Emas Ambiente della famiglia Colucci. Quest’ultima società fa parte del gruppo Unendo SpA che a sua volta è l’attuale partner privato del Comune di Latina in Latina Ambiente.
Non a caso la sede di Idrolatina stessa è ora collocata presso Via Lampedusa 13, cioè presso il quartier generale del gruppo che fa capo alla famiglia Pisante (il cui capostipite Giuseppe – pace alla sua anima – è morto nel giugno 2009).
PERCHÉ COLUCCI HA MOLLATO?
Il gruppo Pisante di fatto è l’altro storico “braccio operativo” di queste società in terra pontina nel settore dei rifiuti (con Acqua SpA), della depurazione delle acque (con SIBA) e dei servizi idrici in generale. E allora sorge spontanea la domanda: come mai l’altro “braccio operativo” in zona, il gruppo Colucci, in tempi non sospetti ha deciso di uscire dal gioco Acqualatina? Tra l’altro, aggiungiamo noi, determinando il dimezzamento del capitale sociale di Idrolatina? Noi una risposta in tasca non ce l’abbiamo, ma nel tempo abbiamo notato e annotato delle curiose coincidenze che stanno tornando a galla in questi giorni.
CURIOSI CAMBI DI SEDE
Proprio la sede di Idrolatina Srl fu improvvisamente trasferita una prima volta nel 2007 da Latina a Torino, presso la sede un’altra società del gruppo Veolia. Un trasferimento improvviso e del tutto illogico. Coincidenza volle che all’epoca di quello strano trasferimento era in corso l’inchiesta della Procura della Repubblica di Latina, avviata a seguito di una prima ispezione della Guardia di Finanza. Un’inchiesta che portò agli arresti dei vertici di Acqualatina nel gennaio del 2008. Le relative misure cautelari poi formalmente sono state revocate dalla magistratura, anche se di fatto le indagini andarono avanti. Perché nel disporre la revoca definitiva degli arresti, l’allora Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina Tiziana Coccoluto, aveva ritenuto di inviare l’intero fascicolo alla Corte dei Conti in quanto dall’inchiesta della Procura di Latina risultavano comunque accertati reati amministrativi a danno dei cittadini.
LA CORTE DEI CONTI CERCA”ˆLE”ˆDELIBERE”ˆFANTASMA
Secondo quel magistrato quindi, qualcuno doveva pagare per aver omesso di controllare che cosa faceva la società e chi la amministrava. Cioè cosa facevano amministratori che in gran parte appartenevano e appartengono tutt’oggi alla stessa casta politica che li aveva nominati.
Ad occuparsene però a quel punto potevano essere solo i giudici contabili. Coincidenza volle che in precedenza, presso la stessa Corte dei Conti, erano giunte numerose segnalazioni di anomalie amministrative in capo alla società. In particolare il Comitato per l’acqua pubblica di Aprilia, segnalò che mancavano in atti le delibere con le quali i rispettivi Consigli Comunali dei Comuni soci di Acqualatina avevano approvato la sottoscrizione e le successive ricapitalizzazioni del suo capitale sociale. Così, attraverso un’apposita lettera del Dirigente dei Servizi ispettivi del Ministero dell’Economia Cesare Carassi, all’inizio del 2012 la Corte dei Conti ha chiesto agli interessati le delibere in questione. Perché per legge (come ribadito più volte dai giudici) spetta ai Consigli Comunali e a nessun altro il diritto-dovere di deliberare sulla partecipazione dell’ente locale a società di capitali, sull’affidamento a terzi di attività o servizi mediante convenzione, nonché sui relativi impegni di spesa. Tutti atti che nella maggior parte dei casi non esistono presso i Comuni interessati, semplicemente perché non sono mai stati deliberati. Tra l’altro, aggiungiamo noi, da anni tra le voci contabili attive della società sono inseriti dei crediti che i Comuni stessi non hanno mai riconosciuto come debiti fuori bilancio. Qui sta il punto cruciale.
COSA TROVERà LA FINANZA
Ovviamente si tratta solo dell’ennesima casuale coincidenza ma, cronologicamente parlando, l’uscita di Afin SpA e di Emas Ambiente da Idrolatina, che sostanzialmente ha lasciato i francesi di Veolia e il loro storico alleato in Italia (il gruppo Pisante) con “il cerino in mano”, è avvenuta in epoca immediatamente successiva alla richiesta della Corte dei Conti. Altra curiosità vuole che in quello stesso frangente la sede di Idrolatina sia stata di nuovo trasferita da Torino a Milano. Precisamente, come detto, in Via Lampedusa 13; che poi è il quartier generale del gruppo Pisante e di Veolia Water System. Un edificio difficilmente accessibile agli estranei e a chiunque voglia visitare, a prescindere dalle ragioni, i suoi uffici (l’abbiamo constatato personalmente).
Pare che ora la Guardia di Finanza sia tornata a suonare per la seconda volta il campanello della sede di Acqualatina proprio su mandato della Corte dei Conti. Ma questa volta anche i cittadini sanno cosa vanno cercando le Fiamme Gialle. All’occorrenza quelle carte, ammesso che esistano, gliele forniranno loro.
17/03/2014