Lanzellotto, la Fase 2 significa che alcune attività aprono e altre no. Che ne pensa?
“Siamo contrari alle aperture differenziate, non hanno senso. In molti settori hanno già preso tutte le misure per stare in sicurezza, lo possono fare benissimo anche altre categorie, perché aspettare? Tante piccole imprese del nostro territorio non ce la fanno più: ci sono le bollette, le spese di gestione, gli affitti. Si può ripartire, con tutte le precauzioni necessarie, ma è venuto il momento di riaprire, per tutti. E poi c’è un problema: praticamente il 4 maggio è ripartita tutta l’industria e anche il manifatturiero ma sappiamo che Roma è soprattutto terziario e piccolo commercio, e poi tutti i servizi alla persona come parrucchieri e barbieri. Ripeto: con tutte le misure di sicurezza debbono poter riaprire tutti e subito”.
Avete fatto in questo senso delle richieste specifiche alla Regione?
“Purtroppo il discorso è a carattere nazionale, non credo la Regione Lazio o il Comune di Roma abbiano troppa possibilità di decidere diversamente. Anzi, noi ci riteniamo soddisfatti perché proprio a inizio aprile abbiamo scritto una lettera, indirizzandola a Governo, Regione e Comune, per chiedere che venisse riaperto il settore per la cura del verde e devo dire che ci hanno dato retta visto che la manutenzione è riaperta già da più di 15 giorni. Va anche detto che lì c’era una situazione emergenziale: se si fosse aspettato ancora sarebbero triplicate le spese con il rischio che alcuni beni pubblici andassero distrutti, e poi si trattava di un’attività all’aperto ed è stato più semplice avere il via libera”.
Che ne pensa delle misure a sostegno dell’economia fin qui messe in campo?
“Le misure economiche per noi sono assolutamente inadeguate. Negli altri paesi europei, per non andare troppo lontano, ci sono stati contributi a fondo perduto che sono già stati erogati. Nella Regione Lazio hanno istituito la prima misura, un prestito di 10mila euro all’interno del Pronto Cassa, con una copertura in grado di soddisfare appena 5.000 domande. Peccato che già dopo 10 minuti dall’apertura del sito per il protocollo siano arrivate 10mila domande. Ora hanno garantito che sono stati trovati altri fondi in grado di erogare la somma a tutti i circa 53 mila richiedenti, solo che ancora non si è visto niente e speriamo che arrivino subito perché il fattore tempo è fondamentale. Per quanto riguarda l’altra misura, e cioè i prestiti fino a 25mila euro, si tratta di un mero annuncio. Noi abbiamo fatto tante pratiche per i nostri associati e non conosciamo nessuno che abbia avuto ancora accesso a questo fondo e il motivo è semplice: le banche non si fidano. Fanno sorridere gli appelli di Conte alla carità cristiana, qui si tratta di mercato e se il sistema bancario non riceve adeguate garanzie a copertura di questi prestiti, non sbloccherà mai la situazione. Banca d’Italia ha stimato che circa il 10% di questi prestiti potrebbe non essere restituito, è chiaro quindi che deve essere lo Stato a fare da garante e a dire al mondo bancario che ci sono i fondi per coprire. Ma i soldi ci sono? Sono stati previsti? E poi c’è un altro problema: se l’imprenditore che fa richiesta dei famosi 25 mila ha uno scoperto in banca, quel finanziamento coprirà lo scoperto e in più possono arrivare a dargli un altro 10%, insomma, è davvero insufficiente”.
Ma quindi cosa chiedete?
“L’intervento prioritario è un contributo a fondo perduto, anche da 5000/8000 euro. Ormai è fondamentale avere liquidità e averla subito, si sta scatenando un meccanismo a catena che coinvolge ad esempio le proprietà immobiliari: le imprese non pagano gli affitti, i proprietari immobiliari a loro volta non hanno liquidità, tutto l’indotto è senza soldi e poi molti stanno già pensando a settembre e a ottobre quando ci sarà da pagare tasse e contributi che ora sono stati congelati. La soluzione non può essere solo un ulteriore indebitamento”
Trova giusto che il nostro territorio sia trattato come i focolai del virus?
“No, non lo trovo giusto. Se si escludono Lombardia, Piemonte e ed Emilia Romagna i dati dei morti di questi mesi corrispondono a quelli dello scorso anno. Probabilmente ha anche funzionato il lockdown che qui è stato preventivo, però ora basta, dobbiamo riaprire altrimenti ci ritroveremo con migliaia di imprese chiuse e centinaia di migliaia di lavoratori per strada”
Come Assartigiani che richieste vi arrivano, quali sono le categorie più preoccupate?
“Ci arrivano tante richieste di chiarimenti su chi può e chi non può aprire, noi abbiamo stilato un documento con tuti i codici delle attività a cui è stata consentita la riapertura. Detto questo io ho appuntamento con un ristoratore che ha raccolto le istanze di circa mille ristoratori romani che sono sul piede di guerra e sono pronti ad azioni eclatanti, come consegnare le chiavi dei loro locali alla sindaca Raggi, non ne possono più”.
La consegna a domicilio non può essere una soluzione valida?
“Non è una soluzione per i medi e grandi ristoranti, a loro non conviene riaccendere tutta la macchina, richiamare il personale che ora è comunque coperto dalla cassa integrazione, per andare a guadagnare pochi soldi con consegne di piatti da asporto. Sicuramente il cibo da asporto va bene per le piccole attività, quelle che hanno un unico titolare e che prevedono un menù ristretto. Per gli altri la soluzione è la riapertura prima del 1 giugno, sono già pronti con i distanziatori, con il plexiglass e tutto l’occorrente per garantire la piena sicurezza. Poi è chiaro che bisogna chiedere elasticità all’amministrazione, per esempio sull’occupazione di suolo pubblico: rendiamola variabile in questo periodo in modo che si possano mettere più tavolini e alle giuste distanze”.
Secondo lei qual è l’ostacolo più grande in una città come Roma.
“Sicuramente il grosso problema saranno i trasporti ma anche qui chiediamo il massimo della flessibilità, si possono prevedere delle aperture differenziate, lasciando aperto il piccolo commercio anche fino a sera tardi per non intasare i trasporti”.
Ci lasciamo con un grido di allarme che vuole rilanciare dal nostro giornale.
“Sì, io chiedo nuovamente che si predisponga l’immediata riapertura di tutto il comparto produttivo, naturalmente con tutte le precauzioni stabilite dalla legge, e poi che vengano date adeguate garanzia alle banche affinché sblocchino almeno i prestiti anche se la cosa più importante sarebbe avere dei soldi a fondo perduto. Tanti piccoli imprenditori si stavano riprendendo appena dalla grande crisi di 10 anni fa e temo che se non si interverrà subito ci saranno danni irreversibili”.