Arriva da Roma, dopo intensi anni di esperienza a tutto tondo nel campo chirurgico, anche come formatore di giovani chirurghi. Traghetterà questo importante reparto verso il pluri-presentato e finora mai aperto nuovo Ospedale dei Castelli Romani, a Fontana di Papa.
Che realtà ha trovato al San Giuseppe?
«Complessivamente una situazione buona, che rappresenta la base per costruire un futuro migliore. Vi sono certo alcune criticità, che si stanno affrontando, soprattutto legate alla carenza del personale, specialmente anestesisti. Ma sono in via di soluzione. Il lavoro attuale è di miglioramento e formazione di tutto il team per quando poi andremo al nuovo ospedale, vorrei che diventasse punto di riferimento per il territorio in modo tale che i pazienti possano avere stesso trattamento di qualità e di appropriatezza di un ospedale romano».
Ad esempio, in concreto?
«Parliamo di trattamenti multidisciplinari che coinvolgono specialità diverse come il chirurgo, l’oncologo, il radiologo, il gastroenterologo, l’anatomo-patologo, secondo le più attuali linee guida. È la chirurgia moderna e avanzata: colo-rettale, toracica, bariatrica (per l’obesità, ndr), ginecologica, urologica, gastrointestinale. Io ho esperienza nella chirurgia laparoscopica avanzata, che applicando una tencica mini-invasiva, affronta oltre gli interventi di base anche quelli più complessi, che qui va implementata. Dobbiamo alzare il livello qualitativo. Vorrei anche che questo reparto diventasse un centro di formazione, qualcosa di importante per la zona, àmbito in cui ho esperienza. Attualmente al San Giuseppe si sta per stipulare una convenzione con l’Università Sapienza per la chirurgia e speriamo presto di avere gli specializzandi. A breve speriamo di andare al nuovo ospedale ben preparati».
Può dirci a che punto sta la mega struttura in attesa di avvio?
«Ho fatto anche un sopralluogo personalmente e devo dire che ha potenzialità enormi».
Un gran bel contenitore, ma i contenuti?
«Il contenuto saremo noi. L’ospedale sono le persone che lo fanno, al di là della struttura e delle tecnologie, che certo servono, sono medici e infermieri a formarlo. L’obbiettivo è prepararci per andare a occupare un posto che probabilmente a breve aprirà e sarà di riferimento per l’intera area. Sarà un Dea di 1° livello. Sono fiducioso sarà un’eccellente espressione dell’integrazione tra sanità e territorio».
Come vede la Sanità pubblica?
«Sembra che la Regione stia investendo veramente nella sanità pubblica, dopo tanti anni di restrizioni e difficoltà di bilancio: quel che accadrà quest’anno ci dirà se è vera questa sensazione. Si stanno inoltre riprendo i concorsi nella sanità pubblica, aprendo così la possibilità di lavorare anche a nuovi chirurghi».
Al San Giuseppe quanti ne mancano?
«Ci mancano almeno due chirurghi. Ma l’entusiasmo c’è e pure la voglia di costruire e spero di essere contagioso in questo senso con il gruppo. Cercherò di stare molto attento all’umanizzazione, il paziente deve avere la coscienza che arriva in un posto dove tutti sono orientati a risolvere il suo problema. Sarà mio impegno fare un questionario per valutare il livello di soddisfazione dei pazienti».
Francesco Buda