Vicino ai siti dove si lavorano i rifiuti nel Lazio, si muore, ci si ammala di tumore e di altre gravissime patologie, soprattutto respiratorie, e ci si ricovera di più che altrove. In particolare, entro un raggio di 5 chilometri, in linea d’aria. Il problema non riguarda solo le discariche, ma anche certi siti dedicati “esclusivamente” allo smistamento dei rifiuti indifferenziati, ovvero gli impianti TMB (Trattamento meccanico biologico), dove la spazzatura indifferenziata viene suddivisa in “frazioni merceologiche minori” per poi essere bruciata o interrata. A confermare il gravissimo problema è un recentissimo e importantissimo studio epidemiologico, pubblicato per la prima volta nella sua interezza appena pochi giorni fa, dall’ERAS LAZIO.
Si tratta d’un prestigioso ed accreditato programma di studio igienico-sanitario, coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio del Servizio Sanitario Nazionale, che si occupa di capire le correlazioni dirette tra la gestione dei rifiuti indifferenziati e la salute umana. Non è un caso, certo, se questa recente ricerca punti il dito, in modo particolare, sulla discarica di Albano, che si trova nella frazione di Cecchina, vicinissimo ad Ardea e Pomezia. Proprio il “cimitero” dei rifiuti dei Castelli Romani, attivo dal lontano 1979, difatti, rappresenterebbe secondo gli inquirenti delle Procure di Velletri e Roma, l’epicentro del “sodalizio criminale” che avrebbe monopolizzato, per decenni interi, il servizio di gestione del ciclo dei rifiuti nel Lazio.
E, del resto, i risultati dello studio sulla salute degli uomini residenti nei pressi della locale discarica di “Roncigliano”: “Si osserva un eccesso di mortalità per le malattie respiratorie, le malattie polmonari croniche e le malattie dell’apparato genito-urinario. Tali eccessi sono statisticamente significativi. Si osserva una mortalità per tutti i tumori superiore all’atteso (+14%) ed eccessi per il tumore della vescica (+49%) e per i tumori del tessuto linfatico ed ematopoietico (+50%)”. I maschi morti per linfomi non-Hogkin sono il 71% in più rispetto alla media regionale, e poi nei maschi c’è il 76% in più di malattie dell’apparato genito-urinario, +73% quelle all’apparato digerente, +44% di malattie respiratorie. Mentre per le donne “si osserva un eccesso della mortalità per tutte le cause” (+12%).
Le donne di Albano nei 5 km dalla discarica muoiono di più di quelle residenti nel Lazio nello stesso periodo per tumori alla trachea , bronchi e polmoni (+69%), per leucemie (+60%) e tumori allo stomaco (48%). E si ammalano di più per malattie dell’apparato genito-urinario (+51%), malattie respiratorie (+39%), malattie ischemiche (+21%) e cardiovascolari (+17%), oltre ad 83% in più di ricoveri in più della media regionale per tumori alla mammella. Male anche nelle altre discariche e impianti TMB sparsi un po’ ovunque nella Regione Lazio, visto e considerato che i dati epidemiologici rilevati nei pressi dei vari siti regionali di trattamento dei rifiuti, si discostano solo di poco rispetto a quelli emersi ad Albano. A Latina, rispetto alla media regionale: i maschi muoiono di più per tumori all’encefalo (+61%), al rene (+60%), alla vescica (+40%); mentre le donne muoiono di più per tumori allo stomaco (+36%), e rivelano un +33% di malattie dell’apparato genito-urinario.
Male anche presso gli altri siti di trattamento rifiuti a Colfelice (Fr), Viterbo, Guidonia e Malagrotta. Tumori di tutti i tipi con incidenze decisamente superiori all’atteso. E, più in generale, problemi all’apparato respiratorio: bronchiti, laringiti, tracheiti, polmoniti, pleuriti, bronco-pneumopatie. Presenze superiori alla media regionale anche per patologie di carattere cardiovascolare, collegate alla presenza nell’aria di sostanze “volatili” dannose per il cuore. E, ancora: diabete, ischemie, mieliti e prostatiti varie. Gli amministratori e politici regionali e locali tacciono, e continuano a nascondersi dietro al silenzio. Ma resta una ed una sola la soluzione per questa vera e propria tragedia igienico-sanitaria ed ambientale: la raccolta differenziata porta a porta associata a riduzione, riciclo e riuso dei rifiuti urbani, che ancora latita in ogni dove.