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La vera storia della discarica di LATINA

La discarica inquina il fiume? La copriamo con un’altra più grande.

La discarica inquina il fiume? La copriamo con un’altra più grande.

3 invasi perdono il pericoloso percolato. Invece di bonificare e chiudere, danno il via all’inarrestabile ingrandimento del cimitero di rifiuti a Borgo Montello.
Primavera 1994, un anno prima che fosse assassinato don Cesare Boschin parroco di quel Borgo probabilmente perché sapeva cose sui rifiuti: il Sindaco Ajmone Finestra davanti ai cancelli della discarica giura davanti al popolo che in poco tempo farà chiudere quel sito fonte di inquinamento delle acque. 4 anni e mezzo dopo ordina di ampliarla. Ecco come, in nome della bonifica dell’inquinamento causato alla falda acquifera, i maghi dell’immondizia crearono la quarta discarica più grande d’Italia a Latina, al confine con Nettuno ed Aprilia e ad un paio di km da Cisterna. Grazie alle complicità del Palazzo e alla burocrazia insolitamente ultraveloce.

FIUME ASTURA INQUINATO?
Ecco i fatti realmente accaduti. Il 10 gennaio 1997, il Comandante delle Guardie Provinciali esegue un controllo presso i tre siti dismessi della vecchia discarica di Borgo Montello – Bainsizza (quelli gestiti a suo tempo dalla società in liquidazione Ecomont e prima ancora dalla Guastella e dalla Pro.Chi): riscontra la fuoriuscita di percolato dalla vasca di accumulo, con un grave rischio di inquinamento del fiume Astura. Il giorno dopo, l’allora sindaco di Latina Ajmone Finestra emette un’ordinanza per “l’immediata esecuzione di somma urgenza e di ogni altro intervento diretto alla eliminazione dello stato di pericolo e di inquinamento dei luoghi e dell’ambiente interessato”. L’ordinanza viene notificata all’allora curatore fallimentare della Ecomont, ancora proprietaria degli immobili.

MANCANO I SOLDI PER INTERVENIRE
Il curatore fallimentare fa sapere di non avere i soldi per farlo, nonostante dovesse esistere un’apposita fideiussione a garanzia della messa in sicurezza dei siti: fatto che, ovviamente, nessuno contesterà. L’ordinanza viene trasmessa anche al Presidente della Provincia di Latina Paride Martella (che non muove un dito e poi diventerà controllore presidente dell’Ato e controllato come presidente di Acqualatina Spa) e al Presidente della Regione affinché “attivino immediatamente tutte le procedure ed iniziative dirette all’esecuzione d’ufficio dei lavori”.

SCARICABARILE, SPUNTA LA CAPITOLINA SRL…
L’allora Presidente della Regione, Piero Badaloni, ordina alla società Indeco di eseguire i lavori di massima urgenza previsti dall’ordinanza sindacale. Passa un anno e nel corso di una riunione convocata presso la Regione, il curatore fallimentare della Ecomont, porta a conoscenza dei convenuti il fatto che due settimane prima, tutta l’area era stata “ceduta” alla società Capitolina Srl di Roma e richiede che venga emessa una nuova ordinanza sindacale nei confronti della società subentrante.  Nel frattempo era divenuta operativa la Latina Ambiente SpA. Come se si trattasse di una partita a Monopoli, viene emessa una nuova ordinanza sindacale nei confronti della Capitolina Srl per “l’immediata eliminazione dello stato di pericolo e di inquinamento dei luoghi”.

… E SCARICA SU ECOAMBIENTE
Si arriva al 5 agosto 1998, la “Capitolina Srl” invece di eseguire i lavori comunica che il giorno prima (il 4 agosto) era stato stipulato un “contratto di locazione” (un affitto insomma), con la Ecoambiente Srl (partecipata al 51% dalla Latina Ambiente SpA che a sua volta è partecipata al 51% dal Comune di Latina) e che tale società “era subentrata nella disponibilità e nel godimento delle aree che comprendono le discariche in oggetto”. Il giorno stesso perviene al Comune di Latina una nota in cui la Ecoambiente Srl porta a conoscenza dell’amministrazione le stesse cose e a sua volta si dichiara disponibile ad eseguire i lavori per eliminare l’inquinamento. Arriviamo al 9 ottobre 1998 e il Comune di Latina riceve dalla Ecoambiente un “Progetto per la bonifica degli invasi S1, S2 e S3 in località Borgo Montello”. Il redattore del progetto (poi anche Direttore dei Lavori) è l’Ing. Gianmario Baruchello. Tecnico di fiducia di Manlio Cerroni, leader del settore.

LA GIUNTA COMUNALE DECIDE LA BONIFICA
Passano poche settimane e il Comune indice una conferenza dei servizi durante la quale vengono acquisiti i pareri degli uffici e delle amministrazioni interessate; i due funzionari della Regione si riservano di esprimere il loro parere entro breve tempo. Il 14 dicembre 1998, la conferenza approva il progetto appellandosi all’art. 17 del Decreto Ronchi, che attribuisce ai Comuni la competenza per l’approvazione dei progetti di bonifica e il rilascio delle autorizzazioni per gli interventi previsti dai progetti stessi. Tre giorni dopo (il 17 dicembre) la Giunta Municipale di Latina, con Nazareno Cecinelli assessore all’Ambiente del CCD poi divenuto alto dirigente regionale, approva la delibera n.1501. Delibera che, nell’approvare progetti di bonifica, per la prima volta parla di “riprofilare i versanti delle discariche”. Decisione imposta sempre senza acquisire alcun parere dal Consiglio comunale.

E ORDINA DI AMPLIARE LA DISCARICA
Il 21 dicembre 1998, nuova ordinanza del Sindaco di Latina Finestra, con la quale ingiunge alla Ecoambiente  (cioè alla sua controllata tramite Latina Ambiente) di eseguire i lavori di bonifica nelle modalità previste dal progetto approvato dalla giunta comunale. Nell’ordinanza si leggeva che i lavori dovevano essere eseguiti “implementando lo stesso (progetto, ndr) con l’esecuzione dei lavori previsti dal progetto integrativo, ed eseguendo le opere necessarie per la creazione di volumi utili all’abbancamento di ulteriori quantità di rifiuti solidi urbani”. Nasceva così la nuova discarica.

CERRONI, LANDI & CO. OGGI ARRESTATI
Il “supremo” Cerroni viene arrestato il 9 gennaio 2014 insieme ad altri suoi uomini, compreso il braccio destro Bruno Landi, passato dalla presidenza della giunta regionale del Lazio di fine anni ’80 alla poltrona di amministratore delegato di Ecoambiente e Latina Ambiente. 13 giorni dopo finisce in carcere Francesco Colucci, leader privato di Latina Ambiente attraverso la Unendo SpA, travolto dall’inchiesta “Black Smoke” sulla mancata bonifica delle  tre discariche industriali dell’industria chimica dismessa Sisas a Pioltello-Rodano, Milano. A fine gennaio il Gruppo investigazioni criminalità organizzata della Guardia di Finanza sequestra beni per 270 milioni di euro a Giovanni De Pierro e famiglia, che avrebbero evaso il Fisco. Tra quei beni ci sono alcuni terreni affittati, di proprietà della Capitolina Srl, dove c’è l’attuale invaso-discarica, parco mezzi, capannone e gli uffici di Ecoambiente a Borgo Montello. La nuova discarica, appunto.

31/01/2014
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