Dopo la vicenda del “gigante buono”, l’eucalipto eliminato per edificare l’ennesima palazzina su Via Quarto, altri alberi a Latina presto saranno abbattuti per far posto ad una installazione che suscita preoccupazione, perplessità e indignazione. Questa volta però con l’aggravante che si trovano all’interno di una struttura ospedaliera e dunque di proprietà pubblica. Gli alberi in questione sono quelli che si vedono nella foto qui a lato e si trovano davanti all’ingresso del Padiglione Porfiri presso l’Ospedale Santa Maria Goretti. Da circa un mese l’area è stata transennata ed è comparso un cartello di cantiere che parla della realizzazione di un “laboratorio di crioconservazione”. La ditta che dovrà eseguire i lavori è la Siram SpA, una società che dallo scorso anno fa parte interamente del gruppo francese Veolia (il socio privato di Acqualatina): i lavori sono stati poi concessi in subappalto alla Sea Costruzioni Srl e alla I.G.M. Impianti Srl.
Vista la situazione, alcuni dipendenti dell’Ospedale si sono incuriositi ed è venuto fuori che il posto degli alberi dovrà essere preso da un grande serbatoio di azoto liquido che attualmente si trova collocato a circa trenta metri di distanza, presso un angolo esterno del Padiglione. Trattandosi del contenitore di una sostanza molto pericolosa, il serbatoio è oggi adeguatamente recintato e protetto dagli urti con delle costruzioni metalliche. Un’apposita targa infatti segnala che in caso di incidente o di imperizia degli operatori, il gas può provocare asfissia senza alcun avviso perché si sostituisce all’ossigeno dell’aria; inoltre l’azoto liquido può provocare ustioni da freddo e persino esplodere in presenza di molto calore. Per questo un’altra targa ricorda le cautele che devono essere adottate dagli addetti ai lavori nelle fasi di carica del contenitore: tra queste vi sono quelle di non usare fiamme, di non fumare e di allontanare le persone estranee dalla zona pericolosa in caso di incidente. Insomma si tratta della classica struttura che deve stare in un posto di facile accesso per gli operatori, ma pur sempre in un luogo più che protetto, sicuro e appartato: cosa che non si può di certo dire per l’ingresso del Padiglione Porfiri, dove ogni giorno migliaia di utenti si recano per fare prenotazioni, analisi e pagamenti, oltre che per ricevere le relative prestazioni sanitarie. Tra l’altro il nuovo posizionamento del serbatoio si verrebbe a trovare a pochi metri di distanza dalle finestre dei piani superiori della struttura dove ci sono i laboratori e le stanze per i ricoverati.
Altre domande ci poniamo leggendo il cartello del cantiere dove è specificato che i lavori, iniziati il 22 aprile scorso, verranno completati “nei termini”, anche se non viene indicata alcuna data in cui sarebbe stato rilasciato il permesso a costruire. Infine una nota di colore che dà la misura dell’approccio insensibile e marcatamente burocratico che spesso caratterizza questo tipo di progetti. Di fronte agli alberi che dovrebbero essere abbattuti, da molto tempo è stata collocata una statua di Padre Pio con lo sguardo simbolicamente rivolto verso il viale di accesso al Padiglione in segno di accoglienza e di vicinanza ai sofferenti. L’opera artistica è esterna alla recinzione e quindi pare di capire che non sarà rimossa. Con la realizzazione della nuova struttura a servizio del laboratorio di crioconservazione quindi lo sguardo della statua si troverà davanti proprio il serbatoio di azoto liquido altamente pericoloso. È dunque probabile che committenti e progettisti facciano affidamento sull’intercessione del Beato, affinché non avvengano incidenti, visto che le misure di prevenzione e sicurezza, a cominciare dalla collocazione, appaiono a nostro giudizio discutibili.
Dubbi sui lavori al padiglione Porfiri
Ospedale di Latina: via gli alberi, arriva l’azoto. E la sicurezza?
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