I giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Roma sostengono che “non si trattò solo della cinica e malevola volontà di non salvare la giovane dall’intossicazione di cui loro stessi erano stati autori e di impedire le indagini delle violenze da lei subite, ma in forma più estesa, di conservare la propria “casa” e le proprie fonti di “reddito”, oltre ad un tranquillo e sostanzialmente indisturbato luogo di consumo degli stupefacenti, che rendeva eccezionale e noto quel rifugio”. La Corte d’Assise ha inoltre specificato che “chi non ha partecipato, o non vi è prova abbia partecipato alla somministrazione delle sostanze tossiche che indussero allo stato comatoso della ragazza, ben può essere chiamato a rispondere dell’evento morte laddove le condizioni di fatto fossero risultate tali da imporre e pretendere anche da parte sua un dovere di protezione e di impedimento delle conseguenze di danno per il bene della vita di Desirée”. E aggiungono evidenziando che solo “una condizione di totale obnubilamento, associata all’effetto analgesico, sedativo ed antidolorifico secondario che il mix di sostanze le provocò spiegano come la giovane abbia potuto resistere ad una tale forma di dolorosissima violenza, senza alcuna reazione apparente e senza neppure sottrarvisi: tanto più che si trattava della prima esperienza sessuale completa”. “Sussiste comunque la violenza sessuale di gruppo – concludono – anche se circoscritta all’azione dei soli Salia e Gara, che in ogni caso, va rimarcato, hanno entrambi compiuto atti sessuali approfittando delle condizioni menomate di Desirée”.
La giovane, tra il 18 e il 19 ottobre 2018, avrebbe ricevuto sostanze stupefacenti in un immobile abbandonato in via dei Lucani, a Roma, e poi, colta da malore, anche quando era già agonizzante sarebbe stata vittima di violenze sessuali. Gli imputati l’avrebbero infine lasciata morire senza chiamare i soccorsi. “Meglio che muore lei che noi in galera”, avrebbero detto, stando ad alcune testimonianze raccolte dagli investigatori, tre dei quattro stranieri.