«Questa è Lavinia il giorno prima dell’incidente, quel 7 agosto 2018, questa è Lavinia oggi: una bambola tra le bambole». È Lara Liotta, mamma della piccola, a sfogliare davanti al Pubblico ministero e al giudice le foto della sua bambina che dopo quell’investimento nel parcheggio dell’asilo, a Velletri, che l’ha ridotta “in stato vegetativo di minima coscienza”, vive tra respiratori, farmaci, pannolini, con assistenza infermieristica costante.
Si è tenuta ieri al Tribunale di Velletri la prima udienza dibattimentale del processo sul caso della piccola Lavinia Montebove che ha visto deporre i genitori, rappresentati dall’avvocata Cristina Spagnolo, e l’Ispettore Paolo Colasanti che quel giorno sostituiva il Dirigente commissario di Velletri.
Le imputate, la maestra Francesca R. rinviata a giudizio per abbandono di minore e l’investitrice Chiara C. per lesioni gravissime, difese dall’avvocata Francesca Scifoni, hanno assistito all’udienza. Per scongiurare il rischio di prescrizione l’avvocato dei genitori ha chiesto alla Giudice “una calendarizzazione serrata delle udienze” e sono state fissate già le successive all’11 aprile alle 9.30 e al 30 maggio alle 9.
Al tempo dei fatti la piccola aveva 16 mesi e gattonava. Lara, come ha raccontato ricostruendo i momenti in cui viene informata dell’accaduto, stenterà a riconoscerla per le condizioni in cui è ridotta: «Per le fratture di quasi tutte le ossa della scatola cranica». Così Lavinia arriva al Bambino Gesù dove viene portata con l’eliambulanza dal pronto soccorso di Velletri dove sono proprio le due imputate ad accompagnare la bambina.
LA RICOSTRUZIONE DELLA MAMMA
Lara Liotta ha ricostruito le fasi concitate in cui viene informata di quanto accaduto a sua figlia: «Ricevo una telefonata da un numero che non conosco – è il cellulare che poi scoprirà essere dell’investitrice, una mamma che era passata a scuola per salutare – e una voce mi urla di ‘correre, correre’ è quella della maestra. È viva? è viva?- chiede Lara- ma come è potuto succedere che stesse nel parcheggio se non camminava? ‘Stavo mettendoli in fila per rientrare dal parchetto – prosegue Lara nel racconto riferendo le parole della maestra- e il piccolo A. ha urlato per un piede incastrato. Mi sono occupata di lui” e in quel momento sarebbe accaduto l’investimento della bambina. Il fratellino di Lavinia, come risulta dai racconti dei genitori e come emerso in questi anni dal piccolo e dalle sue esternazioni, non avrebbe visto nulla di quanto accaduto alla sorellina perché dentro la struttura.
LA VERSIONE DELL’INVESTITRICE, IL RACCONTO DEL PAPÀ
È questo il punto su cui si è maggiormente concentrato il PM ovvero l’incontro, avvenuto il 28 agosto, a pochi giorni dall’incidente, in un parco di Velletri con l’investitrice nel corso del quale la signora avrebbe dato una versione dei fatti diversa da quella riferita dalla maestra a mamma Lara. Lavinia in quei giorni è ancora ricoverata e in bilico tra la vita e la morte. Massimo Montebove ha ricordato così quell’incontro: «Ha detto di esser entrata in quel parcheggio, di aver girato e di essersi allora accorta della bambina, immersa in una pozza di sangue. Non ha visto altre persone vicino e ha urlato per farsi sentire dalla maestra che si è affacciata dalla struttura». Dunque Lavinia era sola fuori? O c’era la maestra vicino a lei? È qui che tra la primissima versione e questa seconda, diversa, emergerebbe un quadro diverso della scena. In merito al risarcimento ad oggi c’è stato quello previsto dall’RCA Auto dell’investitrice rispetto al quale è stata chiesta un’integrazione in base all’aspettativa di vita della bambina e alle spese affrontate dalla famiglia che sono solo parzialmente coperte dall’Asl: «12 ore di assistenza infermieristica mentre Lavinia ha bisogno di assistenza sempre e una parte dei materiali» come ha ricordato Massimo Montebove. La maestra a nome dell’asilo ha proposto un risarcimento di 1 euro che la famiglia ha rifiutato.
Agenzia Dire