La mattina dopo sente un fortissimo colpo alla testa. La palpebra dell’occhio sinistro si abbassa: poi le diranno che è per sempre. Torna al pronto soccorso e il medico di turno le dice: “ora si che possiamo fare la tac”. Diagnosi di aneurisma.
I medici di Terracina le dicono: “nulla di grave ti mandiamo a Latina per approfondimenti”. In ambulanza arriva a Latina ed viene operata in emergenza per tamponare il rischio di rottura dell’aneurisma. Le dicono: “ti è andata bene potevi morire!”.
Per questo presunto caso di malasanità ora la paziente chiede un risarcimento e si è rivolta allo studio legale 3A.
«È evidente, poiché documentata, l’omessa diagnosi di un aneurisma in via formazione proprio mentre la paziente si trovava sotto la negligente, imprudente e comunque inadempiente gestione diagnostica-terapeutica del vostro personale sanitario», scrive l’avvocato Renato Mattarelli in una lettera alla Asl. «Una tempestiva diagnosi – da effettuarsi all’esito di un’attenta (quanto mancata) anamnesi prossima e remota; da un esame obiettivo (mai effettuato); dagli esami strumentali e biologici per il caso (mancati), quantomeno una attenta osservazione della paziente (imprudentemente dimessa) – avrebbe consentito un approccio terapeutico (medico e chirurgico) idoneo a prevenire ed evitare la formazione dell’aneurisma dei conseguenti danni».