L’opposizione chiede all’amministrazione comunale di porre rimedio:
“è mala gestione”
Numerosi cittadini si sono visti recapitare a casa gli avvisi di pagamento con somme da capogiro che riguardano la Tosap dal 2016 al 2020. In gran parte dei casi però sono stati notati errori nell’applicazione delle tariffe. Il servizio è gestito da una società privata. Un cittadino si è visto addebitare un costo di 400 euro per il passo carrabile della sua attività, aperta nel 2017 e non nel 2016. In altri casi le cartelle sono arrivate a più componenti dello stesso nucleo familiare e per lo stesso passo carrabile. C’è anche chi sostiene di non dover pagare nulla «perché come sarebbe indicato nel Regolamento per l’occupazione del suolo pubblico e passi carrabili nel 2015 il loro cancello è stato realizzato raso terra senza modificare il piano stradale esistente, marciapiedi, scoline e banchine».
Ci sono poi le persone che, sebbene abbiano ricevuto un conto salato da pagare, hanno versato quanto richiesto dal Comune, senza sospettare che vi fossero errori. Senza contare quanti hanno ricevuto la cartella sebbene fossero in regola, dovendo perdere tempo a dimostrare gli avvenuti pagamenti all’ufficio tributi.
L’OPPOSIZIONE: MALAGESTIONE
Parlano di “mala gestione” i consiglieri del gruppo misto Roberto Boi e Francesca Renzi. «Alcuni mesi fa, nella seduta di commissione preposta è stata portata la modifica del regolamento per l’occupazione degli spazi pubblici, compresi anche i passi carrabili», spiegano. «Nel documento sottoposto all’assemblea, veniva focalizzata l’attenzione dei consiglieri proprio sulle esenzioni dal pagamento. In sostanza i passi carrabili a raso, ovvero laddove non comportino l’interruzione del transito pedonale o ciclabile, quindi dove non esistano lateralmente marciapiedi o piste ciclabili, non sono dovuti ed a stabilirlo è la Corte di Cassazione: se non c’è interruzione di transito pedonale non è richiedibile la tassa a meno che il proprietario non richieda espressamente l’autorizzazione con tanto di cartello per evitare la sosta a terzi.
Considerando che la condizione di esenzione era poco chiara, abbiamo chiesto l’inserimento della dicitura inequivocabile “laddove non vi sia interruzione di transito pedonale in quanto assente marciapiede e presente solo scolina”, non è stata accettata la modifica, con tanto di affermazione dell’assessore preposto Lanfranco principi, il quale ha affermato “che se ci fossero stati errori nel richiedere il pagamento dei passi non dovuti, al contribuente sarebbe bastato recarsi all’ufficio tributi per annullare la cartella”. Stigmatizzavo questa risposta in quanto, invece di far perdere tempo sia al contribuente che agli uffici, sarebbe stato meglio evidenziare da subito chi e perché fosse esentato».
Nell’ultimo consiglio comunale la questione è riemersa, ma i chiarimenti non sarebbero arrivati. «Chi sta gestendo i rilievi e la preparazione delle cartelle, lo sta facendo avendo avuto l’input di distinguere il passo assoggettato alla tassa da quello esentato a raso?», si chiedono Boi e Renzi. «Sembrerebbe che chi sta facendo le verifiche stia inviando indistintamente, anche due volte allo stesso nucleo gli avvisi di pagamento. Tutto questo marasma, con perdita di tempo da entrambe le parti, chi lo paga? E chi ha già pagato e non doveva, ora come dovrebbe comportarsi? Perché sul sito ufficiale non è riportato in maniera netta e chiara quali passi sono esenti?».