Si è svolta nella giornata di ieri, presso tribunale di Roma, l’udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio a carico di 65 indagati formulata dalla Direzione distrettuale antimafia nell’ambito della maxi inchiesta ‘Tritone’ che ha visto coinvolti i comuni di Anzio e Nettuno.
L’operazione è sfociata a febbraio scorso in un blitz dei carabinieri della Dda di Roma che ha sgominato la locale di ‘ndrangheta radicata ad Anzio e Nettuno.
Nel corso dell’udienza la Regione Lazio ha depositato la richiesta di costituzione di parte civile al processo. Il prossimo incontro in tribunale è stato fissato per il prossimo 9 gennaio.
I 65 indagati sono accusati a vario titolo, di aver creato sul litorale un gruppo distaccato della ‘ndrangheta infiltrato anche nelle pubbliche amministrazioni, che avrebbe gestito operazioni di narcotraffico internazionale per colonizzare anche il tessuto economico-produttivo locale. A seguito dell’operazione e dell’accesso della Commissione ispettiva, i due comuni sono stati sciolti per mafia.
A rendere nota la presa di posizione della Regione Lazio è Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio per la sicurezza e la legalità della Pisana.
Durante le indagini sono stati raccolti elementi in ordine alla esistenza di un’articolazione della ‘ndrangheta denominata locale di Anzio e Nettuno, ‘distaccamento’ dal locale di Santa Cristina d’Aspromonte, ma composta in gran parte anche da soggetti appartenenti a famiglie di ‘ndrangheta originarie di Guardavalle, in provincia di Catanzaro. Gravemente indiziato di essere a capo della presunta struttura criminale è Giacomo Madaffari, ne farebbero inoltre parte anche diversi soggetti appartenenti a storiche famiglie di ‘ndrangheta originarie del Catanzarese come i Gallace, i Perronace e i Tedesco.
“Dalle carte dell’inchiesta Tritone – scrive Cioffredi – emerge uno scenario terrificante nel quale la ndrangheta ha costruito negli anni un potere di condizionamento della convivenza democratica nel territorio di Anzio e Nettuno, che richiede un risveglio delle coscienze ed un protagonismo dei cittadini nel contrasto alle mafie. Anzio e Nettuno non sono solo questo, sono comuni ricchi di umanità, operosità ed energie positive che la Regione Lazio con la richiesta di Costituzione di Parte Civile vuole rappresentare durante il processo insieme al nostro convinto sostegno all’azione degli apparati investigativi”.
L’operazione è sfociata a febbraio scorso in un blitz dei carabinieri della Dda di Roma che ha sgominato la locale di ‘ndrangheta radicata ad Anzio e Nettuno.
Nel corso dell’udienza la Regione Lazio ha depositato la richiesta di costituzione di parte civile al processo. Il prossimo incontro in tribunale è stato fissato per il prossimo 9 gennaio.
I 65 indagati sono accusati a vario titolo, di aver creato sul litorale un gruppo distaccato della ‘ndrangheta infiltrato anche nelle pubbliche amministrazioni, che avrebbe gestito operazioni di narcotraffico internazionale per colonizzare anche il tessuto economico-produttivo locale. A seguito dell’operazione e dell’accesso della Commissione ispettiva, i due comuni sono stati sciolti per mafia.
A rendere nota la presa di posizione della Regione Lazio è Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio per la sicurezza e la legalità della Pisana.
Durante le indagini sono stati raccolti elementi in ordine alla esistenza di un’articolazione della ‘ndrangheta denominata locale di Anzio e Nettuno, ‘distaccamento’ dal locale di Santa Cristina d’Aspromonte, ma composta in gran parte anche da soggetti appartenenti a famiglie di ‘ndrangheta originarie di Guardavalle, in provincia di Catanzaro. Gravemente indiziato di essere a capo della presunta struttura criminale è Giacomo Madaffari, ne farebbero inoltre parte anche diversi soggetti appartenenti a storiche famiglie di ‘ndrangheta originarie del Catanzarese come i Gallace, i Perronace e i Tedesco.
“Dalle carte dell’inchiesta Tritone – scrive Cioffredi – emerge uno scenario terrificante nel quale la ndrangheta ha costruito negli anni un potere di condizionamento della convivenza democratica nel territorio di Anzio e Nettuno, che richiede un risveglio delle coscienze ed un protagonismo dei cittadini nel contrasto alle mafie. Anzio e Nettuno non sono solo questo, sono comuni ricchi di umanità, operosità ed energie positive che la Regione Lazio con la richiesta di Costituzione di Parte Civile vuole rappresentare durante il processo insieme al nostro convinto sostegno all’azione degli apparati investigativi”.
23/12/2022