Assurdo e ridicolo, eppure avere un malore in un ospedale può essere questione di vita o di morte: se ci si sente male all’interno del Santa Maria Goretti non si viene soccorsi. Eppure di medici e personale sanitario non ne mancano, ma bisogna chiamare l’ambulanza del 118. È successo nel passato in un paio di occasioni, e la direzione aziendale si era sperticata in richiami formali e condanne ufficiali, ma di nuovo per soccorrere una donna cardiopatica che ha avuto un malore nel Padiglione Porfiri è dovuto intervenire il 118.
Ufficialmente per una questione di protocollo non c’è stato medico che abbia alzato un dito sulla donna, così raccontano i presenti, fino all’arrivo dell’autoambulanza. Dopo dodici minuti dalla chiamata è arrivato il mezzo che ha praticamente fatto il giro dell’isolato e si è preso cura della signora. Eppure, essendo questo il terzo episodio in pochi mesi, nel nosocomio pontino avrebbe dovuto essere istituita una squadra di emergenza pronta a intervenire in casi limite come questo. La squadra era stata pensata dopo la nota dell’8 agosto scorso diffusa dalla direzione sanitaria nella quale Giacomini intimava al personale in servizio di «prestare soccorso al paziente e, se del caso, a prodigarsi per il trasporto al pronto soccorso con mezzi del presidio, senza ricorrere al 118».
Ma serve una nota ufficiale a ricordare ai medici dell’ospedale di Latina il giuramento di Ippocrate? Oppure la burocrazia è più forte di un mestiere che dovrebbe essere inteso come una missione? Un’altra delle tante discrasie che governano l’ospedale di Latina e la Asl in generale, che apre lo squarcio sul clima che si respira in quei corridoi angusti. Già in estate il direttore generale della Asl aveva denunciato, per il presidio di Fondi, malattie “a dispetto” fatte tra colleghi. Serve una revisione profonda del servizio, è evidente.