“Detenzione e realizzazione di materiale pedopornografico”. Con queste accuse, un ex dipendente delle Poste di 49 anni di Marino, ai Castelli Romani, è stato condannato a oltre 5 anni di reclusione al termine di un processo con rito abbreviato. L’uomo era stato arrestato il 20 pottobre dello scorso anno dopo che gli investigatori avevano trovato nel suo appartamento i file con immagini a contenuto sessuale «che rappresentano anche rapporti sessuali tra minori molto piccoli».
Tra queste immagini c’erano anche le immagini video fatte in casa dall’imputato, alla nipotina di 7 anni mentre si spogliava nella camera da letto dello zio. Per questo, oltre alla detenzione, la Procura di Roma gli ha contestato anche la produzione del materiale pornografico. In totale sono state ritrovate nel pc 1.371 fotografie e 118 video pornografici che avevano come protagonisti bambini e bambine. Durante il processo, il 49enne ha dichiarato di essersi pentino: «Oggi sono pentito per quello che ho fatto, ma c’è stato un momento in cui sentivo di non riuscire più a controllarmi. Era più forte di me. Volevo a tutti i costi nuove foto, nuovi video… era diventata una droga».
IL CASO DELLA DONNA CHE CONDIVIDEVA FOTO HARD
Diverso invece il caso della donna 44enne di origine siriana, richiedente asilo e domiciliata a Latina segnalata da Facebook per aver condiviso due video pedopornografici, e indagata dalla Procura della Repubblica di Roma.
La donna, in Italia con tre figli, due dei quali vivono con lei nel capoluogo pontino in un alloggio che le ha messo a disposizione il Comune, e un terzo a Roma, è stata notata dalla società statunitense che gestisce il noto social network per quei materiali proibiti pubblicati.
Si tratta di due video, apparentemente girati in Medio Oriente, in cui si vede una donna, che non è stata identificata, fare sesso con un bambino di circa dieci anni.
La segnalazione di Facebook è stata raccolta dal Centro nazionale per bambini scomparsi e sfruttati e girata alla polizia postale. Gli investigatori hanno effettuato altre indagini e fatto una relazione alla Procura di Roma, che ha aperto un’inchiesta.
La 44 siriana è stata quindi indagata per pedopornografia, su ordine degli inquirenti romani, perquisita dalla Postale di Latina, che ha recuperato i file incriminati e sequestrato il telefonino della donna.