Il fine giustifica i mezzi, recita il detto popolare. Ma siamo sicuri che sia sempre così? In questi giorni stanno spuntando come funghi profili social palesemente falsi, nati solo per rispondere ai post in particolare di un candidato sindaco e attaccarlo. Ce ne sono una decina, nomi inventati o presunte pagine che richiamano Aprilia nel nome.
Una strategia, certo: ma quanto è condivisibile? Fino a che punto la dialettica politica può spingersi? Ma soprattutto: perché chi attacca non ci mette la faccia? I profili falsi sanno chi è il loro avversario, dall’altra parte non si può dire la stessa cosa. E così queste elezioni si stanno trasformando in un’arena in cui leoni (da tastiera) si sfidano a colpi di insulti, ma senza mai palesarsi. Un tempo a Roma c’era Pasquino, ma serviva a evitare la pena di morte. Ora esprimere il proprio pensiero non è reato. Verrebbe da dire “purtroppo” in alcuni casi.
La campagna elettorale spesso è aspra, i toni si accendono, ma ci si dovrebbe confrontare ad armi pari. Sono tanti i candidati che affrontano di petto il proprio avversario, mettendolo di fronte alle proprie responsabilità. E ci mettono la faccia.
In questi giorni stanno rispuntando profili social dormienti da cinque anni. Ci sono anche candidati consiglieri comunali che hanno ripreso a pubblicare dopo una consiliatura di assenza dal mondo virtuale. Persone elette cinque anni fa e che non hanno lasciato pressoché traccia politica del loro lavoro, salvo oggi ergersi a risolutori dei problemi. Da una parte e dall’altra, sia chiaro. Tuttavia, farne nascere di nuovi solo per screditare l’avversario è subdolo.
Per fortuna che c’è Satyrapriglia
Discorso diverso per la satira che, se fatta in maniera intelligente, può risultare divertente senza essere offensiva. È il caso del profilo Satyrapriglia, che distribuisce equamente le sue bordate, alcune più azzeccate di altre, tra i vari schieramenti. Prendiamola a ridere…