La serata esclusiva per festeggiare questo traguardo si tiene il 18 maggio e celebra degnamente questo progetto costruito sulle eccellenze enogastronomiche pontine, fatto di identità, accoglienza e legame profondo con il territorio. L’attenzione al prodotto è l’elemento di raccordo del percorso gastronomico dei due chef, che dà vita a una elegante danza di sapori e suggestioni tra tecnica impeccabile e richiami regionali.
Corelli, maestro indiscusso della ristorazione italiana e volto noto del Gambero Rosso, è stato coinvolto per l’occasione per l’affinità culinaria con Pasquale Minciguerra, che si traduce in una filosofia gastronomica territoriale e “circolare” – e perché, sin da subito, ha mostrato grande entusiasmo verso il progetto. Un incontro fortuito quello con il maestro Corelli avvenuto circa un anno fa, quando lo chef si è trovato ad essere ospite a pranzo con amici comuni dei Pandolfo.
«È stata una grande emozione avere ospite lo chef, insieme a un pizzico di soggezione, a nemmeno un anno dall’apertura» racconta Andrea Pandolfo «ma la tensione si è sciolta subito in chiacchiere e suggerimenti, accompagnati dalla grande disponibilità del maestro nel regalarci osservazioni costruttive e precise». «Sono davvero felice di aver accettato questo invito!» commenta dal canto suo lo chef emiliano «da una parte perché sono convinto che Pasquale abbia davvero una bella mano e una grande tecnica, e anche perché ammiro molto l’azienda che ospita l’agriturismo, Cantina Sant’Andrea; sono un estimatore dei vini laziali, perché penso vengano spesso sottovalutati, e, quindi, onorato di essere stato scelto per esserne portavoce per una sera e per poterli celebrare alla giusta maniera».
Di Corelli sono l’antipasto Sformato di germano, salsa al rosolaccio e limone sotto sale e il primo piatto Risotto alle zucchine, gelato ai fiori di zucca, pistilli liofilizzati; lo chef Minciguerra si occuperà dell’antipasto, “Come la parmigiana di melanzane…”, una deliziosa melanzana ripiena di parmigiana e poi panata e fritta, e il secondo piatto Faraona, visciole de Il Simposio e Pak choy. «È molto importante per me celebrare questo traguardo insieme a Igles Corelli: durante la sua visita qui in agriturismo è stato, da subito, uno stimolo, con i suoi complimenti e i suoi consigli, e una dimostrazione del fatto che eravamo davvero sulla strada giusta» afferma ancora lo chef di Seguire Le Botti «una soddisfazione e uno sprone a fare sempre meglio. Da quella visita sono successe tante cose belle e gliene sono grato. Il mio ringraziamento va, ovviamente, anche ad Andrea Pandolfo, che mi ha scelto per portare avanti il suo sogno e che mi ha regalato grande libertà e grande stabilità allo stesso tempo; comprensione, ascolto e comunione di visione sono i segreti della proficua sinergia lavorativa di questi due anni».
Gli ospiti sono accolti con un aperitivo, una selezione di ricercate amuse bouche, specchio di una cucina golosa, ma molto ricercata e consapevole, accompagnati da una degustazione di pane caldo, lievito madre e almeno 48 ore di lievitazione, piccolo capolavoro del Sous Chef Alessandro Guratti;
Agli antipasti il giovane e promettente Alessio Gabriele, ai primi l’esperienza di Bogdan Mogyla, ai secondi l’affidabile Vincenzo, per il dessert, scambio vivace tra la cucina e la pasticceria, guidata dai pastry chef Andrea Amato e Sophie Rafflegeau, espressione delle eccellenze locali, che vede protagonista la celebre fragola favetta in una veste inedita.
«Sono trascorsi due anni e sono stati, per quanto velocissimi, intensi ed impegnativi. La brigata è cresciuta, così come la sala», afferma Andrea Pandolfo, che come ogni genitore che si rispetti vuole che la sua creatura si evolva e cresca ancora «considero il progetto ancora un neonato e in continuo miglioramento. Di giorno in giorno la nostra voglia di crescere e migliorarci aumenta sempre insieme a quella di cercare nella nostra regione quelle stupende eccellenze che meritano di diventare protagoniste di ogni nostro piatto. Ci tengo moltissimo a citare tutti i ragazzi di sala, spesso “all’ombra della cucina”, che sono invece fondamentali e che devono capire, interpretare, soddisfare le infinite sfumature di chi si siede a tavola. I nostri maitre, il preciso Fabio e la saggia Sandra, la giovane rivelazione Lisa, la super efficiente Carla, la sempre calma e attenta Beatrice, la nostra appassionata sommelier Cristina e i due impeccabili Matteo e Matteo. Un grande merito va anche a mia moglie Pina, che segue tutto e tutti con impegno e una passione costante».
Pasquale Minciguerra – chef Seguire Le Botti
Amore per il territorio e cura per l’esaltazione delle eccellenze locali: questi i cardini della cucina di Pasquale Minciguerra, chef di Seguire Le Botti, il ristorante e agriturismo di Cantina Sant’Andrea. Napoletano, classe ’86, è giunto a Borgo Vodice nel 2021, dopo importanti esperienze a Latina, all’Enoteca dell’Orologio prima e all’Hotel Europa dopo. «Quando fui contattato da Andrea Pandolfo – racconta Pasquale – avvenne una cosa che mai mi era capitata: di solito chi mi chiamava per un nuovo lavoro mi diceva “Apriamo tra 15 giorni”. Andrea no. Mi disse: “Se tutto va bene, partiamo tra 3 mesi”. Questo preannunciava un progetto ben ideato, di cui mi sono innamorato e che ho subito sposato». Come la vigna insegna, il tempo è tutto e non bisogna avere fretta: in questo modo e con la dovuta accuratezza, inizia l’approccio nella cucina di Seguire le botti. Prove e sperimentazioni, conoscenza approfondita dei prodotti locali, studio, cura e dedizione: con la sua brigata, Pasquale porta in tavola l’autenticità, la genuinità e la passione. «Nel piatto devi mettere la verità, quello che sei, casa tua (per così dire) e le tue esperienze», spiega lo chef, impegnato quotidianamente nel proporre la sua cucina dell’anima, che utilizza tutto ciò che la terra dona, attraverso pietanze apparentemente semplici ma realizzate con le tecniche di chi questa materia la studia da sempre. «Parto da tanti piatti di famiglia, che hanno radici nella cultura popolare – continua Minciguerra – e inizio a giocare con i sapori, sempre rispettando rigorosamente l’ingrediente e avvalendomi delle competenze tecniche che ho acquisito nelle mie precedenti esperienze».
Igles Corelli
Maestro indiscusso della ristorazione italiana e volto noto del Gambero Rosso, Igles Corelli muove i primi passi nel settore della ristorazione alla fine degli anni ’70, aprendo il suo primo ristorante, Il Trigabolo di Argenta, con il quale ottiene due stelle Michelin e dove conosce e guida il futuro collega Bruno Barbieri, dal lui definito come “il suo unico mentore”. La sua cucina è sempre stata caratterizzata dalla ricerca dei migliori prodotti che il nostro bellissimo paese produce, e dal 2010 inizia a descrivere la propria cucina come una Cucina Garibaldina, una cucina che, come suggerisce il nome, unisce l’intera Italia. È stato anche il primo chef ad introdurre il concetto di “cucina circolare”: il rispetto dell’ingrediente è al centro di questo principio, secondo cui nulla viene trascurato o buttato, tutto viene trasformato.
Nel 1996 apre il ristorante Locanda della Tamerice, ad Ostellato, anch’esso molto apprezzato, tanto da fargli guadagnare una stella Michelin. Nel 2010 apre il suo terzo ristorante, dal nome Atman, inizialmente collocato nel centro di Pescia, dove otterrà una stella Michelin dopo 10 mesi dall’apertura.
Corelli è un volto noto anche del piccolo schermo. È apparso, infatti, in moltissimi programmi televisivi quali Unomattina, Linea Verde e L’Italia sul 2, oltre ad aver partecipato come ospite all’ultima puntata della sesta edizione di MasterChef Italia. Attualmente conduce anche la rubrica “Il gusto di Igles” del canale televisivo Gambero Rosso Channel.