Contestualmente sono state svolte decine di perquisizioni disposte dall’ufficio giudiziario inquirente tranese. L’ordinanza costituisce il risultato degli elementi d’indagine, denominata Canusium, condotta dal Nucleo TPC di Bari.
L’operazione Canusium
L’attività investigativa è stata avviata nel 2022 a seguito dell’individuazione da parte dell’Arma pugliese nell’agro di Canosa, di diversi scavi clandestini.
L’inchiesta, sviluppata e ampliata, anche sul piano internazionale, a partire dallo scorso autunno, supportata da attività tecniche, dinamiche e telematiche, ha consentito di individuare un’organizzazione criminale composta dal classico repertorio strutturato di soggetti che compongono la filiera tipica del fenomeno delinquenziale in danno dei beni culturali e strutturata nel modo seguente: tombaroli, ricettatori di zona (1° livello) e areali (2° livello), nonché da trafficanti internazionali.
Il sodalizio, con basi operative nella provincia di Bari con diramazioni in Campania, Lazio – in provincia di Latina – e il resto della Puglia, aveva avviato un fiorente canale commerciale di monete archeologiche che, frutto di scavi clandestini eseguiti in Puglia e Campania, venivano poi cedute dai vari ricettatori ai diversi trafficanti internazionali, i quali provvedevano a immetterle sul mercato illecito globale, attraverso Case d’asta estere.
La refurtiva
Nel corso delle investigazioni sono state recuperate e sequestrate diverse migliaia di reperti archeologici, tra ceramiche e monete archeologiche in oro, argento e bronzo, 60 tra metal detector e arnesi idonei allo scavo clandestino, nonché documentazione contabile attestante le transazioni illecite in Italia e con l’estero. Le misure coercitive e le perquisizioni sono state eseguite in più comuni dell’Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio e Puglia.
Durante le investigazioni si è rivelata di fondamentale importanza la consultazione della Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti del Ministero della Cultura, in via esclusiva gestita, alimentata e sviluppata sul piano tecnologico dai Carabinieri dell’Arte. Il database è il più grande del mondo nel suo genere, con oltre 1.3 milioni di files relativi a opere da ricercare.
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