Era stato lo stesso cantante a sostenere che concedere il patrocinio “non significa necessariamente condividere ogni singola proposta, ma condividere lo spirito di libertà che anima chi cerca, anche da posizioni diverse, di tutelare le famiglie, le unioni e l’amore”.
E infatti la Celentano aveva detto: “Caro Tiziano, non mi volto dall’altra parte e patrocinerò l’evento”.
Poi deve essere successo qualcosa. Ufficialmente, per la Celentano c’è stata una “strumentalizzazione”. E si è focalizzata sul fatto che “Non è possibile condividere l’impianto centrale del documento redatto dagli organizzatori, prima fra tutte la pratica della maternità surrogata, in netto contrasto con la legislazione vigente, con le coscienze di gran parte delle persone e, in particolare, delle donne più fragili”. Ma questo documento c’era anche prima della concessione del patrocinio. Nessuna sorpresa, dunque. È più facile quindi che il centrodestra a livello non solo locale, ma anche regionale le abbia tirato le orecchie, visto che anche il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca aveva ritirato il patrocinio al Roma Pride.
IL NO AL PATROCINIO
“Credevo che la disponibilità mostrata nel rispondere ad un artista di fama mondiale come il nostro concittadino Tiziano Ferro, costituisse un’apertura importante e inaugurasse un sereno e rinnovato dialogo – scrive la Celentano in una nota –. Al contrario, per tutta risposta, ho dovuto prendere atto degli attacchi verso la mia persona e verso la carica che ricopro, chiedendomi di violare la legge, da parte degli organizzatori. Posizione, peraltro, condivisa da una parte delle opposizioni. Lo stesso triste copione che ha costretto il Presidente Rocca a ritirare il patrocinio, inizialmente concesso al Lazio Pride, e che quindi mi costringe a non concedere il patrocinio”.
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