Le accuse rivolte agli indagati sono, in concorso tra loro ed a diverso titolo, di detenzione di sostanze stupefacenti finalizzata allo spaccio nonché di porto di armi comuni da sparo illegalmente detenute. Per 4 degli indagati è stata disposta la detenzione in carcere, 2 sono state sottoposte agli arresti domiciliari, 3 al divieto di
dimora e 8 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Le ordinanze di custodia cautelare arrivano al termine di una serie di indagini sull’attività di spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana) da parte di un gruppo criminale operante nel sud Pontino, e più specificatamente nel territorio di Castelforte, Santi Cosma e Damiano e comuni limitrofi. Del sodalizio criminale facevano parte alcuni soggetti collegati al clan “Mendico-Antinozzi”, collegato alla più vasta organizzazione criminale del “clan dei casalesi”. L’esistenza di questo clan era stata già accertata dalla Corte di Assise di Latina a seguito di un’indagine (denominata ANNI 90) condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei carabinieri di Latina.
La complessa attività investigativa, denominata ANARGIRI 2, è stata condotta dai Carabinieri del N.O.RM. – Sezione Operativa del Comando Compagnia Carabinieri di Formia, ed era iniziata già nel mese di ottobre 2020. L’indagine ha consentito di appurare l’esistenza di una fiorente attività di spaccio di droga, del tipo cocaina hashish e marijuana, nei comuni di SS. Cosma e Damiano, Castelforte, Minturno Formia e Cassino, e di individuare i canali di approvvigionamento degli stupefacenti provenienti da Napoli e Roma e infine di tracciarne lo smistamento ai vari spacciatori per la successiva vendita al dettaglio nei comuni del Sud Pontino.
Il trasporto dello stupefacente avveniva mediante il metodo della “staffetta”; per le conversazioni telefoniche invece si utilizzavano applicazioni di messaggistica istantanea volte ad eludere le intercettazioni. È stato anche accertato che uno degli indagati, nonostante fosse sottoposto agli arresti domiciliari, portava comunque avanti l’attività di spaccio tramite dei “pusher”, che venivano successivamente ricompensati per la prestazione fornita. A svolgere la funzione di corriere oltre che di pusher c’era anche un ex appartenente all’Arma dei Carabinieri, anche lui destinatario dell’odierna misura cautelare.
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