“Dopo bajocco festival e fiction, si torni alla realtà”
“Le foto sono di questa mattina…ho aspettato fino alla fine, sperando che dopo la baldoria del Bajocco, così tanto celebrato. Dopo i post sulle fiction – scrive sempre la signora N.F. – l’amministrazione del Comune di Albano tornasse a pensare all’ordinario e doveroso mantenimento del decoro pubblico…ormai tutti noi diciamo ai nostri figli di non andare a Villa Doria, visto il prepotente livello di degrado in cui si trova, ma per andare a scuola il passaggio sarà necessario….purtroppo è la peggiore lezione di educazione civica, così tanto richiesta dai politici alla scuola, che possiamo dargli. Lo stato del verde del paese è assolutamente fuori controllo…con pericoli di sicurezza per i cittadini (vedi il recente incendio di via Donizetti). Ai politici del paese, così attivi su Facebook, chiedo se io problema è noto e se pensano di porvi rimedio….”
Tra l’altro proprio ieri, lunedì 18 settembre, ad Albano si è parlato anche di pedonalizzazione del centro storico, per avere più notizie clicca qui.
Le aree verdi di Albano
Il centro storico di Albano e le sue propaggini occidentali sono completamente incluse nel perimetro del Parco Regionale dei Castelli Romani, pur rappresentando una piccola parte del territorio comunale. L’area di verde urbano più vasta ed importante del centro di Albano è il parco pubblico di villa Doria, seguita dal parco pubblico di villa Ada, all’interno del quale ha sede l’istituto professionale di stato Nicola Garrone, dal parco pubblico di villa Ferrajoli (chiamato dagli albanensi “‘a Villetta”), caratterizzato da alcune fra le prime magnolie importate in Italia,[212] e dall’area verde pubblica del Parco della Rimembranza, dove è posto il monumento ai Caduti. Il bosco comunale del Colle dei Cappuccini, sito presso il convento dei frati minori cappuccini attiguo alla chiesa di San Bonaventura, è una delle aree verdi più pregevoli dei Castelli Romani, perché vi sopravvive la flora primitiva dei Colli Albani, formata dal cosiddetto “bosco Q.T.A.” (ovvero querce, tigli ed aceri), e sopravvissuta all’introduzione massiccia da parte dell’uomo del castagno tra Seicento e Settecento, pianta che copre circa l’80% della superficie boschiva del Parco Regionale dei Castelli Romani.