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Lanuvio, la storia
L’odierno centro urbano insiste sul sito dell’antica Lanuvium, ben identificata quest’ultima grazie alle testimonianze di Strabone e di Appiano. Sulle presunte origini di Lanuvio, ci sono pervenute una serie di tradizioni tra loro contrastanti, cosa questa tra l’altro riscontrabile per altre città del Lazio antico. La prima che si rifà al filone greco-argivo è quella tramandata da Appiano, secondo cui la fondazione di Lanuvio fu dovuta a Diomede figlio di Tideo, signore di Argo. La seconda, invece, relativa al filone troiano, è emersa grazie al ritrovamento di frammenti di intonaco rinvenuti nel 1969 a Taormina e appartenenti al ginnasio dell’antica Tauromenion, dove si parla di Fabio Pittore, primo annalista romano, e gli si attribuisce la narrazione dell’arrivo in Italia, in seguito alla guerra di Troia, di un certo Lanoios, fondatore nel Lazio di una cittadina, che avrebbe preso da lui il nome.
Studi sulla veridicità di queste tradizioni si sono susseguiti nel tempo, e tra l’altro gli ultimi progressi della ricerca archeologica hanno restituito loro un buon margine di credibilità, anche se alcune di esse sono da prendere cum grano salis. Per Lanuvio, infatti, c’è discordanza tra le fonti antiche, che riporterebbero la fondazione della cittadina agli anni immediatamente successivi alla guerra di Troia (1180-1170 a.C.), e le testimonianze archeologiche i cui reperti più antichi, rinvenuti sul colle San Lorenzo, si datano al più presto agli inizi del IX secolo a.C.
Sarcofago antico riutilizzato come fontana sulla facciata di Palazzo Colonna, nel centro storico del paese.
Le prime notizie attendibili della cittadina ci testimoniano che, sul finire del VI secolo a.C., faceva parte dei trenta populi della lega latina, populi che si riunivano nel lucus di Diana Nemorense. Insorse, insieme ad altre città latine, contro Roma, nella battaglia presso Aricia (504 a.C.), in quella del lago Regillo (496 a.C.), nel 383 a.C., nel 341 a.C., con esiti quasi sempre negativi.
In seguito all’ultima e definitiva sconfitta avvenuta nel 338 a.C., perse, insieme alle altre cittadine del Latium vetus, l’indipendenza, ma già nel 332 a.C. ottenne un trattamento di privilegio e la Civitas cum suffragio da parte di Roma, in cambio di ammettere il popolo romano ad amministrare la metà dei proventi del santuario di Giunone Sospita.
Dal 332 a.C. fino allo scoppio della prima guerra civile (87-86 a.C.), Lanuvio mantenne un elevato grado di benessere, ma parteggiando in quest’ultimo frangente per Silla, venne ridotta da Mario a colonia militare. Siccome gli eventi di quegli anni erano soggetti a repentini mutamenti politici, avvenne che il partito mariano cadde in rovina e Lanuvio, in poco tempo, ritornò ad essere una cittadina di primissimo piano. Le fonti antiche, infatti, ci testimoniano come Lanuvio, a partire dall’età tardo-repubblicana, divenne meta dei personaggi più in vista della politica romana, vi ebbero dimora: Marco Emilio Lepido, Marco Giunio Bruto, Augusto[6] e Marco Aurelio. Diede anche i natali al console dell’anno 62 a.C. Lucio Licinio Murena e agli imperatori Antonino Pio e Commodo.
Con l’editto di Teodosio del 391, che sanciva il Cristianesimo come unica religione dell’impero romano, iniziò la decadenza e l’inesorabile abbandono dell’antica Lanuvio. Questo editto comportò infatti anche l’immediata chiusura di tutti i templi pagani tra cui anche quello di Giunone Sospita, funzionante fin dal VI secolo a.C., e che era stato l’elemento propulsore della cittadina per dieci secoli.