Info utili:
Orari mostra: 10,00-13,00 / 15,00-18,00 /
Lunedì chiuso
Biglietto integrato Palazzo (senza guida) + Mostre temporanee: €17 Intero e €12 Ridotto
Biglietto integrato Palazzo (con guida) + Mostre temporanee: €19 Intero e €15 Ridotto
Biglietto solo Mostre temporanee: €10 Intero e €7 ridotto
Foto di copertina tratta dal profilo social del Senatore Marco Silvestroni di Albano.
La Presa di Cristo
Di proprietà della comunità gesuita di Dublino, la tela è in prestito a tempo indeterminato nella National Gallery of Ireland di Dublino ed ora giunta ad Ariccia, comune situato nel cuore del Parco dei Castelli Romani. Durante il soggiorno romano dell’artista, Ciriaco Mattei commissionò al Caravaggio il dipinto. Suo fratello, il cardinale Girolamo Mattei ne avrebbe suggerito il soggetto con il Bacio di Giuda, l’iconografia e l’ambientazione. Il 2 gennaio 1603 il committente lo pagava centoventicinque scudi.
L’azione è raffigurata su una tela posta in orizzontale. Gesù è raffigurato immobile e dimesso; Giuda lo schiaccia. Il centro visivo del quadro è formato dalle due teste contrapposte dei protagonisti. Il perno compositivo della scena è fissato dai volti del Cristo, che prefigura i patimenti e la sua Passione, di Giuda e di San Giovanni, che è colto in fuga, dal viso bloccato in un urlo, che presagisce le sofferenze del Messia che seguiranno alla sua Cattura.
Sul lato destro del quadro un uomo, che assiste alla cattura di Gesù e che illumina la scena con una lanterna, avrebbe le sembianze del Caravaggio stesso. La lanterna in mano al Caravaggio, secondo un altro storico d’arte Maurizio Marini, ricorderebbe Diogene e la ricerca della fede e della redenzione a cui il pittore tendeva. La frenesia dell’insieme, data dallo sbilanciamento delle figure e ravvisata dai guizzi di luce sulle corazze dei soldati, rende il fare concitato e dinamico della scena.
Il quadro è stato ritrovato a Dublino nel 1990 da Sergio Benedetti, curatore della National Gallery of Ireland, che aveva ricevuto l’incarico di esaminarlo da Padre Noel Barber, al fine di poterne effettuare un restauro a scopo commerciale. Non appena furono rimossi i primi strati di depositi superficiali emerse chiaramente la maestria con cui era stato realizzato, e si incominciò a ipotizzarne l’attribuzione al Caravaggio. Il contributo principale per determinarne l’appartenenza è di due, all’epoca, dottorande dell’Università di Roma, Francesca Cappelletti e Laura Testa.