Recupereremo la vetta
“Il nostro obiettivo – ci ha spiegato il sindaco – è di recuperare la vetta di Monte Cavo liberandola da tutte le antenne che non svolgano un servizio pubblico. Tutto il resto, a maggior ragione, visto la sentenza del Consiglio di Stato a noi favorevole, dovrà andare via, senza se e senza ma”.
La sentenza del Consiglio di Stato
Il sindaco fa riferimento ad una sentenza giudiziaria di agosto scorso con la quale il Consiglio di Stato, secondo ed ultimo grado della Giustizia Amministrativa, ha respinto il ricorso presentato dalla società IDA Spa, proprietaria di una parte della vetta.
La società IDA srl si era schierata contro l’ordinanza di demolizione emessa nel 2003 dal Comune, all’epoca guidato dal sindaco Carlo Ponzo. Ora i giudici hanno chiarito l’illegittimità della loro presenza.
La vetta di Giove Laziale tornerà senza antenne
La Giustizia ha quindi chiarito definitivamente che i tralicci sul colle, vincolato paesaggisticamente, e con un indubbio valore storico, archeologico e monumentale, non possono starci. L’area è un punto panoramico unico: dalla vetta è possibile ammirare panorami mozzafiato sulla città eterna, sulle isole pontine, etc. Altre sentenze, ancora più di recente, negli ultimi mesi, hanno condannato anche singole emittenti radiofoniche per lo stesso motivo.
In passato è stato un punto strategico e religioso di straordinaria importanza, come dimostra la storia prima dei popoli latini e poi della civiltà romana, che sulla vetta costruì il tempio dedicato a Giove Laziale, da cui ad occhio nudo ad agosto si inviavano ‘messaggi luminosi’ da e per il Circeo, il Pantheon, etc.
Il tempio di Giove Laziale
Giove Laziale (in latino Iuppiter Latialis) oppure Giove Laziare (in latino Iuppiter Latiaris) era una particolare attribuzione del padre degli dei che veniva venerata nel santuario confederale della Lega Latina su Monte Cavo (in antico Mons Albanus), oggi in territorio di Rocca di Papa, peraltro antica bocca vulcanica.
Il tempio era stato collocato sulla vetta più imponente di quella parte di Latium, su Monte Cavo, ad oltre 940 m s.l.m., e fino all’età di Tarquinio il Superbo tutti i delegati della 46 città confederate latine giungevano lì per celebrare la festività del dio. Si è conservata la Via Sacra, ripida via in lastroni di basalto che conduce alla sommità della montagna.
Viene citato in relazione alla pace tra Roma e i Latini promossa da Tarquinio il Superbo, cui aderirono, oltre alle città latine, anche tutte le città degli Equi e solo due città dei Volsci: Anzio ed Ecetra. Per suggellare la pace, si stabilì che annualmente presso il tempio si sarebbe tenuta una festa tra le città.
Con l’affermarsi di Roma, il culto di Giove Laziale venne spostato in città, e venne eretto un tempio a Giove Capitolino sul Campidoglio, che però mantenne un asse visivo con l’antico monte sacro dei Latini, che è ben visibile dall’alto della rupe capitolina.
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